LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Con la "domenica delle Palme" ha inizio la "settimana santa". Santa perché in essa si realizza e si palesa interamente il meraviglioso piano di santità di Dio nei nostri riguardi. In due modi, dei quali l'uno spiega e sorregge l'altro. L'amore di Dio, espresso definitivamente e compiutamente attraverso il messaggio e l'agire di Gesù, manifesta il suo irraggiungibile abisso, nella direzione di ogni autentico amore, come amore inarrestabile e sconfitto. Ma questa sua sconfitta, reale e grondante inaudite sofferenze, si rigenera ancora in vita, per l'ultima avventura, quella a noi ormai affidata, per non naufragare nella morte. Il racconto della Passione di Matteo, con i suoi continui riferimenti biblici e nell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, anticipa la sua vittoria definitiva sulla morte. Ma lo fa con un'attenzione tutta sua, sottolineando così, che il "Figlio di Davide", acclamato in Luca direttamente come "il Re" (o Basiléus), regnerà in maniera mite e non violenta, preludendo a quel titolo che sarà la motivazione tutta sua di quella croce (ten aitìa autoû). Una motivazione che è stata di vivere per gli altri, fino alla fine, fino all'ultimo rivolo di sangue. No, cari amici, non cambierà nulla in noi, fino a quando non cercheremo finalmente di far nostra questa sua modalità di vivere e di morire.
PREGHIERA
Anch'io vado con questa folla di pellegrini
da Betfage verso Gerusalemme e non mi sembra vero
che tutti ti acclamino finalmente Messia,
tu che vieni a governare questo mondo
che tanto ti ha atteso ed ancora t'attende.
Solo tu sei la chiave del recondito segreto
per cui noi viviamo e attraversiamo questo spazio,
segnati come siamo dal tempo che passa
come questo corteo che implora
un mondo di mitezza, in tanta nostra violenza.
Tu vai, Maestro e Re, mentre le palme ti fanno festa
insieme con le grida giubilanti dei semplici,
verso la città santa, che appare in tutto il suo
splendore in un luminoso mattino,
e sembra annunciare il tuo tempo senza fine.
Poi mi sorprende un sospiro: è il mio o il tuo
mentre guardi più lontano verso la vetta
che ti spaventa e ti attira?
Ti staremo accanto, come potremo,
ma tu aiutaci a non fuggire nell'ora della prova!
(GM/17/04/11)
Vangelo di Matteo (21, 1-11) - Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: "Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito"». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: "Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma"». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
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