LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Porrete nel cuore e nell'anima queste mie parole, le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi». Ci viene così ricordata una pagina decisiva dell'Antico Testamento (prima lettura), mentre nel Vangelo Gesù conclude il suo discorso della Montagna, invitando a custodire e assecondare nella vita le sue parole. In realtà nell'uno e nell'altro caso non si tratta di parole, ma della Parola di Dio. Dalla sua osservanza o inosservanza derivano una vita sensata e resistente ad ogni avversità oppure un'esistenza destrutturata che le contrarietà demoliscono. Il Vangelo aggiunge che se non si pratica la Parola, a nulla vale tutto il resto, come l'invocazione liturgica (Signore, Signore!) o una qualsiasi forma di rappresentanza sacrale e nemmeno il compiere miracoli nel nome di Gesù. Se la sua Parola resterà davvero impressa nella mente e davanti agli occhi (cioè nella quotidianità), spingerà ad un agire consequenziale, come indica la menzione delle mani, alle quali la stessa parola deve sempre restare legata. Il solido fondamento su cui l'intera vita si regge è infatti una roccia che non viene mai meno, perché quella roccia è Dio. Con il Salmo 30, che viene letto nella liturgia, non ci resta che pregare come in una rinnovata professione di fede: «Tu, Dio sei la mia roccia!». (Immagine di un'alluvione alla quale stanno resistendo alcune case)
PREGHIERA
Anche la nostra casa può subire l'assalto
dell'acqua e dei venti devastanti.
A volte perfino un piccolo ruscello
può diventare più minaccioso di un fiume che straripa
e le prove partite in sordina
possono urlare più forte del ciclone.
Sì, anche questa è fragilità:
veder crescere la propria paura,
mentre i punti di riferimento ondeggiano
e i loro contorni li disperde la tempesta.
Allora, ti preghiamo, Gesù, fa' che ricordiamo
proprio queste tue parole
e guardando verso di te,
scorgiamo l'ultima e l'unica roccia
che sussiste e che ci salva: la tua presenza. Amen! (GM/06/03/11)
Deuteronomio (Dt 11,18.26-28.32) - «Porrete nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi. Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la benedizione, se obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto. Avrete cura di mettere in pratica tutte le leggi e le norme che oggi io pongo dinanzi a voi».
VANGELO di MATTEO (7,21-27) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!". Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
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