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Sei in /Rubriche/La Locandina/LOCANDINA 2011/1^ Domenica di Avvento - 2011 (B)

Mai si udì parlare da tempi lontani che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Inizia l'avvento e un messaggio risuona, quasi spalancando la porta a una novità mai sperimentata finora: «Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui». L'annuncio della inaudita novità è direttamente collegato all'invito pressante ad essere preparati e vegliare (Vangelo), per riconoscerla e andarle incontro. Andare incontro a che cosa? Andare incontro soprattutto a una persona, cioè a Colui che viene verso quelli che gioiscono e praticano la giustizia, ricordandosi delle sue vie (1a lettura). È la novità dell'avvento, è la freschezza che ogni incontro, pur ripetuto, rinnova e conferma, riscaldando il cuore e l'esistenza. Viviamo così questa nuova fase del tempo liturgico: come incontro che ci riporta all'emozione della prima volta. "Praticare la giustizia" è più facile solo quando se ne conosce lo scopo e soprattutto se avviene nella gioia di chi va incontro a qualcuno che ci ama. (Foto del ponte sul fiume Lao, nella vallata tra Laino e
Papasidero)

PREGHIERA
Stai già venendo e t'intravedo da lontano:
in realtà vieni da sempre,
Tu che sei la Strada e sei l'Incontro
e come Incontro vivi che si alimenta di eterno amore.
Ma per vederti occorre scendere
nel più profondo di se stessi, verso l'ultima valle,
come una di quelle lambite dai fiumi di Calabria
che hanno scavato da millenni l'alveo
dove cantare la loro gioia in solitudine.
Da qui solo l'acqua verde s'intravede brillare
dove tra gli alberi si specchia un cielo,
che stranamente appare più vicino
che non sulle montagne.
Tu torni, Gesù, con quest'avvento
e percorri le nostre strade
ed i ponti sospesi sull'abisso.
La tua ombra pian piano si farà luce
e in quella luce con le nostre vallate ed i suoi fiumi
anch'io eleverò il mio canto. (GM/27/11/11)

Profeta Isaìa (63,16-17.19;64,1-7) - Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.

Vangelo di Marco (13,33-37) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»

26/11/2011
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