LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Noi siamo buoni cristiani, tu sai che siamo buoni cristiani. Come avviene allora che tanti buoni cristiani non facciano una buona cristianità? Ci dev'essere qualche cosa che non va... Santi ce ne sono, santità ce n'è, e mai il regno della perdizione aveva tanto dominato sulla faccia della terra. Bisognerebbe fare qualche altra cosa, mio Dio; tu lo sai, tu sai tutto, sai quel che ci manca. Ci vorrebbe qualcosa di nuovo» (Ch. Péguy - Il mistero della carità). Possiamo e dobbiamo rispondere a queste parole con sincerità. Se noi siamo il sale, come ci dice Gesù, se noi siamo la luce, dobbiamo riconoscere che né l'uno né l'altra hanno ancora permeato il mondo a noi circostante. Sì, il sale del Vangelo dà sapore alla nostra vita personale e la sua luce illumina la nostra esistenza, ma non arrivano né a condire né a rischiarare abbastanza tutti i nostri rapporti e il nostro quotidiano condiviso con gli altri. Sarà un altro effetto di quella che è stata chiamata la "privatizzazione della fede", ma proprio non ci siamo. Come uscirne? Ci dà un suggerimento risolutivo il testo di Isaia, che mette in relazione lo splendore della luce e la guarigione delle ferite dell'anima. L'una dipende dall'altra, ma entrambe dipendono da come impostiamo la nostra vita: «dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire chi è nudo. Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto». Il profeta elenca la prima parte di ciò che la nostra tradizione cristiana ha completato come "opere di misericordia". In realtà si tratta non di singole opere, ma di un'unica opera: riconoscere Gesù nel bisognoso.
PREGHIERA
«Sale della terra e luce del mondo» noi? Proprio noi?
Non hai preteso un po' troppo, Gesù?
E da chi poi? Da chi a stento ti segue
nei tuoi discorsi e ancora meno nella prassi...
Oh sì, sai bene che questa è la nostra ferita,
quella che fa male più d'ogni altra:
dover essere luce del mondo con una vita,
che se non è proprio scialba, sembra appiattirsi
sul comune modello d'ogni altro, cristiano o no che sia.
«La tua ferita guarirà, se t'inonderà la mia luce!»
- così mi rispondi oggi - ed io finalmente capisco
che non siamo noi ad accendere la luce,
ma tu la riaccendi ogni qualvolta t'affacci
anche al nostro solo ricordo di te.
Tu Luce d'ogni luce, quando il tuo nome fu pronunciato
la luce risplendé nelle tenebre e oggi e sempre,
te ne prego, risplenda in me e nella nostra Chiesa. Amen!
(GM/06/02/11)
Isaia (58,7-10) - Così dice il Signore: «Non consiste forse digiuno che voglio] nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!". Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio».
MATTEO (5,13-16) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
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