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Sei in /Rubriche/La Locandina/LA LOCANDINA 2013/3^ Domenica di Quaresima 2013 (C)

Lo sdegno di Dio contro ogni genere di schiavitù

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Partendo dalla prima lettura odierna possiamo affermare: «Dio conosce la nostra sofferenza». Nello stesso brano però troviamo anche il reagire di Dio sia alla nostra sofferenza sia a ciò che la provoca: l'oppressione come mancanza di rispetto verso la dignità umana. La misericordi di Dio verso il suo popolo rivela contemporaneamente il suo sdegno non proprio verso gli Egiziani in quanto tali, ma contro ogni genere di schiavitù, a prescindere da dove essa venga esercitata. Su questa scia la missione di Mosè a liberare il suo popolo diventa un compito, che conserva sempre tutto il suo valore per chiunque creda a quel Dio che si è manifestato come JHWH. A nostro avviso, la nostra fede è sempre liberante, perché crediamo a quel Dio che è il Liberatore stesso (Es. 3,14: "Io sono Colui che sono!", oppure, seconda la traduzione dei Settanta: "Io sono L'Ente"). La conseguenza è che la vocazione di Mosè dal roveto ardente ci richiama al nostro continuo impegno a favore dei nostri fratelli. Con quale scopo? Allo scopo di portare frutti di giustizia e di pace.

PREGHIERA
Guardo questo cespuglio,
sperando forse segretamente
che esso all'improvviso divampi, come accadde
davanti agli occhi inumiditi di lacrime
di quel Mosè che nel deserto sentiva più acuta
la sua doppia ferita: quella del suo popolo oppresso
e quella dell'egiziano ucciso nel suo eccesso di ira...
Guardo, ma vedo solo i contorni delle mie montagne
in una giornata che vedrà farsi strada,
risorti dalle urne elettorali - è giorno di elezioni -
rappresentanti del popolo
infuocati solo dalle loro stesse parole
e da promesse che ritengo non saranno mantenute.
Davvero vorrei che questo cespuglio bruciasse
dichiarando la tua voce, insieme con tutto il tuo amore,
di cui non ho mai dubitato,
anche quello rinnovato per uomini e donne
che soprattutto qui al Sud stentano a vivere.
Poi capisco ancora una volta: l'amore verso i tuoi poveri
passa attraverso quello di altri poveri come loro,
come me, che lo dicano nei fatti ogni giorno
andando tra questi dirupi,
mentre ascoltano il sussurro del vento. (GM/03/03/13)

Esodo 3,1-8.13-15 - In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi". Mi diranno: "Qual è il suo nome?". E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: "Io Sono mi ha mandato a voi"». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: "Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe li ha mandato a voi". Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

Lc 13,1-9 - In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».

03/03/2013
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