LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Le prime parole del Salmo odierno "Pietà di me o Dio ... nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità" sono un atto di umiltà e di grandezza. Pietà e misericordia sono i due grandi temi che aprono il salmo 50(51) e ciò può essere considerato il cuore della liturgia di questa domenica. Non contengono nulla di pietistico o di sottomissione servile. Il primo termine di per sé significa "abbi favore, sii amorevole verso di me" (dalla radice ebraica ћnn) ed era adoperato anche nel rapporto tra Mosè e Dio; mentre la misericordia (da raћm, grembo materno, visceri) è una delle caratteristiche fondamentali della rivelazione biblica. Viene spesso detto che si "spalancano le viscere della misericordia" di Dio, con un'espressione simile a quella italiana: "mi si spacca il cuore". Soprattutto il vangelo non presenta mai la "misericordia" come l'atteggiamento del padrone, che per pietà risparmia il servo, ma, al contrario, raffigura Dio nella toccante figura del padre non capito nel suo amore dai suoi stessi figli. A lui infatti il più piccolo ha negato la sua vicinanza, volendo andare il più possibile lontano da lui e l'altro ha negato l'affetto, perché lo ha sempre considerato più un padrone che un padre ("ti ho servito da tanti anni"). Gesù palesa la gioia che contagia tutto il cielo per il ritrovamento di chi è sempre prezioso a Dio. Il padre della parabola dichiara ad entrambi i figli tutto il suo grande amore per loro, manifestando cosi definitivamente che il Dio in cui crediamo è un Dio che è "Grazia e Tenerezza". Egli, pur rispettando la nostra libertà di allontanarci da lui, non smette di amarci e di attendere il nostro ritorno.
PREGHIERA
Volevo salire più in alto del Tuo amore,
temendo che esso fosse una catena.
Sapevo, Padre, che tutto Tu m'avresti dato
anche ciò che più ti costava:
la mia libertà di lasciarti. E così ti lasciai.
Ma durò ben poco l'ebbrezza della mia libertà,
prigioniero, sì, della mia follia,
finché finalmente guardai oltre me stesso,
scrutando quei monti
che forse anche tu da lontano scorgevi:
io li guardavo con rimorso e rimpianto
e Tu con la tua inespressa infinita nostalgia di rivedermi.
Poi all'improvviso decisi di colmare la distanza
creata dalla mia iniziale indifferenza
e mi rimisi in cammino.
No, non c'era né sasso né asperità che mi impedisse
di venire verso il tuo abbraccio,
abbraccio che temevo fosse un grande rimprovero e invece...
Tu eri lì con le braccia protese al mio incontro
ed il mio ed il tuo cuore si colmarono di gioia
e di pianto i nostri occhi. Ma eravamo di nuovo insieme
e questo contava e conterà per sempre. (GM/12/09/10)
Dal Salmo 50 (51) - Ricordati di me, Signore, nel tuo amore. Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
Vangelo di Luca (15,1-32) - In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto... avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. .. Il figlio maggiore ... si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo... "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».
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