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Sei in /Rubriche/La Locandina/LA LOCANDINA 2013/25^ Domenica dell'anno 2013 (C) www.puntopace.net

Tu sei responsabile della vita dell'altro, quando essa dipende dalla condivisione dei tuoi beni

LA LOCANDINA i don Giovanni Mazzillo - Nelle letture di oggi Gesù e il profeta Amos sono decisamente contro "mammona", l'idolo del denaro. Entrambi esprimono ciò che Dio già nell'Antico Testamento pensa di quanti, pur compiendo atti religiosi formalmente ineccepibili, in realtà adorano tanto i beni terreni, da consacrare ad essi tutta la loro vita. Ma il "peccato" non è solo nella trasgressione del primo comandamento "Non adorerai alcun Dio al di fuori di me", è anche, come spesso succede, nella conseguente trasgressione del comandamento cardine della giustizia "Non rubare", che non significa soltanto: "Non appropriarti di ciò che non appartiene a te", ma significa anche "Tu sei responsabile della vita dell'altro, quando essa dipende dalla condivisione dei tuoi beni". Il Vangelo non contiene questa formulazione esplicita e tuttavia ne descrive in maniera abbastanza drammatica il contenuto. Lo descrive attraverso la vicenda del ricco, il quale, sebbene non imbrogli come i loschi personaggi indicati da Amos, vive solo per accumulare, facendo dipendere la sua felicità dall'accumulo dei beni. L'errore è fatale, ma non per una vendetta di Dio, ma per la logica conseguenza di una valutazione completamente sbagliata. Affiora una domanda di fondo: "Come può l'accumulo dei beni terreni riempire la costitutiva predisposizione dell'essere umano all'ultraterreno Infinito?". Gesù parla di questo Infinito attraverso l'immagine delle "dimore eterne", verso le quali siamo orientati, mentre indica i beni terreni come "disonesta ricchezza". Disonesta, non solo come "criminale", perché non di rado essa è accumula attraverso imbrogli e sotterfugi, ma anche come slealmente inadeguata, perché è strutturalmente non conforme all'unica Realtà che può riempie il cuore dell'uomo: Dio.

PREGHIERA
«Cosa ci sarà - mi chiedevo da bambino -
oltre quegli ultimi sassi e soprattutto al di là di quel cielo,
che nel suo azzurro più intenso,
più lontana annuncia una qualche Presenza?».
«L'azzurro è vuoto», mi si disse, ed anch'io oggi lo credo,
ma di certo non è vuoto il mio cuore,
come non lo è alcun cuore di un essere umano,
cui non basta né basterà mai la pura natura...
Sì ci sono fallimentari tentativi di colmarlo
ed uno è la "disonesta ricchezza" dei beni terreni,
sì, davvero disonesta, perché, Signore, da Te ci distoglie
e ci butta nelle braccia di una ancora più cupa solitudine
che nel suo amplesso ci trascina
nell'inferno di ciò che irrimediabilmente e per sempre si perde.
Ma ti prego, consentimi almeno di chiederti questo:
fa' che nessuno mai v'anneghi,
per brancolare disperato
nel buio di chi, perdendo Dio e per sempre,
sarebbe paragonabile al buio
che perdesse anche il sogno della luce. (GM/22/09/13)

Amos (8,4-7) Il Signore mi disse: «Ascoltate questo, voi che calpestate i- povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: "Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l'efa e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano"». Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: «Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

Vangelo di Luca (16,1-13) - In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare". L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato all'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza.

22/09/2013
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