LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Cristo è entrato una volta per sempre nel santuario con il proprio sangue, e ha ottenuto una redenzione eterna». Questo pensiero, che troviamo nella prima lettura, congiunge il dato soprannaturale e quello terreno, la beatitudine di Dio e l'ininterrotta ricerca umana della felicità. Non sono due mondi diversi e lontani, ma due dimensioni completamente diverse di essere. Da parte dell'uomo non c'era assolutamente alcun modo per approdare all'eternità, e tuttavia da parte di Dio è stato fatto il dono inatteso, di attraversare l'abisso esistente tra lui e noi, per venire così a contatto con la nostra realtà umana e terrena. In che misura e attraverso quali mezzi? Proprio agli inizi, attraverso l'ispirazione di uomini saggi e coraggiosi, che hanno raccolto intorno a sé i loro simili, indicando nome e fondamento della nostra nostalgia dell'Ultraterreno: Dio, di cui hanno testimoniato con la loro vita la presenza e l'azione nella storia umana. In questo modo la storia è diventata storia della salvezza, fino a raggiungere quel suo incredibile vertice, quando Dio volle assumere carne e sangue umano. La celebrazione odierna è proseguimento e ultimo prezioso dono di Dio: la carne e il sangue di Gesù, il Dio incarnato, ormai pieni e per sempre di beatitudine eterna, diventano con l'Eucaristia nutrimento di noi uomini mortali, facendoci diventare immortali. Così si realizza la promessa di Gesù sulla vite: «Restando attaccati a me, porterete frutti di eternità».
PREGHIERA
La vite ormai fiorisce a grappoli
nelle assolate contrade del Sud,
rievocando le Tue parole, Gesù,
quando parlavi dei frutti che avremmo portato,
solo restando attaccati al Tuo tronco...
Il vino che poco dopo offristi,
additando in quel rosso il Tuo sangue
ne era il suggello e il segno più alto
ed oggi lo riproponi, insieme col pane,
come frutto e bevanda che profuma d'eterno
a noi che l'eterno attira e spaventa...
Ma è questa la Tua logica,
quella di chi ha lasciato inchiodare
sui tronchi d'una croce la bandiera della vittoria.
Il Tuo corpo e il Tuo sangue
accompagnano il nostro cammino
e ci danno ogni giorno la forza
di alzare lo sguardo oltre quei tronchi
per respirare a pieni polmoni l'Eterno! (GM/10/06/12)
Lettera agli Ebrei (9,11-15) - Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.
Vangelo di Marco (14,12-16.22-26) - Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
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