A distanza di anni dall'avvento del digitale terrestre, ci sono paesi come Orsomarso dove il normale servizio riceve soltanto quattro canali Rai (uno, due, tre e rainews24) e sei canali mediaset (canale 5, italia 1, rete4, tgcom24, iris, la5). Delle altre centinaia di canali, tra cui anche quelli tematici della Rai, neanche l'ombra. Negli ultimi mesi si sta verificando anche la beffa delle continue distorsioni del segnale, con le immagini che si bloccano, si frammentano in uno stillicidio davvero insopportabile.
FATTI E MISFATTI - Non sono mai stato un teledipendente, uno cioè che trascorre ore davanti al piccolo schermo, magari a inseguire le defatiganti vicende di ultradecennali telenovele senza inizio né fine. Ho tuttavia sempre considerato la televisione uno strumento dal quale attingere informazioni e notizie su fatti e vicende quotidiane, approfondire argomenti di interesse generale, storico, culturale o di costume. Il tutto, naturalmente, filtrato da una costante riflessione e analisi critica sui sottili messaggi subliminali e le finalità nascoste dietro espressioni o scelte particolari di registi, cronisti o cameramen. Ancora oggi risulta abbastanza rilassante e quasi romantico il rito della visione dei film del lunedì, o delle serie avvincenti del Commissario Montalbano, o ancora la partita di calcio o qualche altro evento sportivo, stando comodamente seduto sul divano. Una visione a volte interrotta o integrata da qualche abbraccio con Morfeo che spesso ha il sopravvento e si confonde con le voci e gli intermezzi musicali delle scene, finché non si torna alla separazione più netta dei due mondi, quando, ormai, anche i titoli di coda sono terminati e imperversa il fastidioso vociare della pubblicità.
Una tranquilla abitudine condivisa, sicuramente, con milioni di persone e che viene vissuta quasi come parte integrante delle azioni quotidiane, al punto che a volte la tv viene accesa involontariamente, come se si invitasse un amico di famiglia ad entrare e ad accomodarsi; un soggetto che tuttavia non pretende alcuna attenzione, né dedizione, ma che se ne sta lì tranquillo e non chiede nulla. Forse è anche per questo motivo che da quando è nata la Rai, come servizio pubblico, lo Stato ha richiesto agli italiani di pagare il canone, di fatto a voler sancire anche questo legame con ogni casa e ogni famiglia. Ancora oggi, nonostante l'avvento dell'era del computer e di internet, con le autostrade telematiche e la vorticosa circolazione attraverso i social di ogni sorta di messaggio, immagine o segnale, il piccolo schermo non sembra abbia perso il suo smalto e la sua centralità, pur essendo spesso trascurato o seguito distrattamente da telespettatori sempre più attratti dai segnali luminosi e sonori degli strumenti digitali di ultima generazione.
Anche la tecnologia a supporto delle reti televisive ha portato innegabili miglioramenti ed efficientamento del servizio offerto, basti citare l'avvento dell'era del digitale terrestre che avrebbe dovuto offrire un numero esponenziale di canali televisivi con opportunità per tutti i gusti. Il condizionale è d'obbligo in quanto permangono aree geografiche (soprattutto montane e dei centri dell'entroterra) completamente escluse da questa copertura. E, nonostante vi sia piena consapevolezza di questa situazione di disparità di trattamento, i responsabili del servizio pubblico, fanno spallucce e si trincerano dietro criptici commenti o chiamano in causa non meglio precisate difficoltà tecniche. Intanto gli anni passano, il servizio non viene fornito e, purtuttavia, il canone viene riscosso puntualmente attraverso la bolletta Enel in egual misura in tutta Italia, senza alcuna distinzione fra chi ha e chi non ha il servizio per il quale paga.
Una situazione paradossale, in cui il cittadino è indifeso e vilipeso, attraverso un prelievo forzoso di una tassa che a rigore di logica non sarebbe assolutamente dovuta. In termini concreti ci sono paesi come Orsomarso dove il digitale terrestre normale (quello che riceve il segnale attraverso l'apposito decoder e l'antenna), riceve soltanto quattro canali Rai (uno, due, tre e rainews24), e sei canali mediaset (canale 5, italia 1, rete4, tgcom24, iris, la5). Delle altre centinaia di canali, tra cui anche quelli tematici della Rai, neanche l'ombra. Negli ultimi mesi si sta verificando anche la beffa delle continue distorsioni del segnale, con le immagini che si bloccano, si frammentano in uno stillicidio davvero insopportabile. Qualcuno suggerisce di installare a pagamento un altro decoder (tvsat), ma questo è inaccettabile, non tanto e non solo per il costo da sostenere, ma principalmente per il fatto che si tratterebbe dell'ennesima ingiustizia se non proprio truffa, consumata a danno dell'incolpevole cittadino comune.
È tempo che chi deve provvedere lo faccia, senza costringere gli utenti ad intentare azioni di tutela nei confronti dello Stato per ingiusto prelievo di denaro.
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