LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Ha inizio da oggi la "settimana santa". Santa perché rivela nei fatti il meraviglioso piano di santità di Dio verso di noi e verso la storia del mondo. È la santità come gloria splendente (qadosh) del suo amore, gloria che arriva fino all'estremo raggiungibile limite di un Dio che è Amore: sacrificare interamente se stesso, consegnandosi volontariamente alla morte, non maledicendo, ma salvando quanti sanno riconoscere l'impronta divina di un amore naufragato e tuttavia così forte, da sconfiggere a sua volta la morte. Tale santità che tutto offre e nulla domanda è proprio l'opposto della sacralità degli idoli, che invece pretendono il sacrificio dell'uomo e di quanto egli ha di più caro. Quest'anno è l'evangelista Matteo che racconta la passione del Signore, a partire dalla narrazione dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme, in cui egli è acclamato come "Figlio di Davide". Il cielo fa festa, quasi "spalancandosi" come era accaduto al battesimo (Mt 3,16) e alla trasfigurazione (Mt 17,1-3), prima di rinserrarsi il venerdì santo (Mt 27,45ss) nell'ora della violenza più gratuita ed inaudita che sembrerà oscurare ogni possibile gloria. Oggi però sembra cantare con i bambini e con gli oppressi: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». È la loro festa e prelude a quell'altra, la più luminosa, che sarà la festa della Pasqua.
PREGHIERA
Anch'io vado con questa folla di pellegrini
da Betfage verso Gerusalemme e non mi sembra vero
che tutti Ti acclamino finalmente Messia,
Tu che vieni a governare questo mondo
che tanto Ti ha atteso ed ancora Ti attende.
Solo Tu sei la chiave del recondito segreto
per cui noi viviamo e attraversiamo questo spazio,
segnati come siamo dal tempo che passa
come questo corteo che implora
un mondo di mitezza, in tanta violenza.
Tu vai, Maestro e Re, mentre le palme Ti fanno festa
insieme con le grida giubilanti dei semplici,
verso la città santa, che appare in tutto il suo splendore
di un luminoso mattino,
e sembra annunciare il Tuo tempo senza fine.
Poi mi sorprende un sospiro: è il mio o il Tuo
mentre guardi più lontano verso la vetta
che Ti spaventa e Ti attira?
Ti staremo accanto, come potremo,
ma Tu aiutaci a non fuggire nell'ora della prova! (GM/17/04/11)
Vangelo di Matteo (21, 1-11) Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: "Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito"». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: "Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma"». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
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