LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Il messaggio di questa domenica è chiaro, anche se merita un approfondimento, soprattutto relativamente all'amore che ci viene raccomandato. Per il primo comandamento esso deve avere queste caratteristiche: partire sempre dal cuore, (en olēthē cardìa), attraversare continuamente tutta l'anima (psuchē) e pervadere l'intera mente (dianòia). Insomma muovere da tutte le "nostre", risorse, che sono anche le nostre forze. Anche se queste sono ben poca cosa, tuttavia sono quanto abbiamo, ciò con cui noi ci esprimiamo, comunichiamo, progettiamo e persino cadiamo e perdiamo. Dunque ciò che vogliamo realizzare, anche quando non ci riusciamo: i nostri sogni e le nostre sconfitte, i nostri slanci e i nostri disincanti. Il secondo comandamento è "simile" al primo: cioè è della stessa consistenza (omoia): amerai il prossimo come te stesso. Non si tratta di aumentare le dosi di un amore tentato e ritentato e mai raggiunto. No, si tratta di cambiare la qualità dell'amore. Appunto trasformarlo da legge in amore. Come? Facendo dipendere la propria vita dalla "torah e dai profeti", cioè dalla Parola di Dio. Affidando alla Parola di Dio la propria esistenza. Affidandola interamente alle mani di Dio, almeno per pervenire a quell'amore descritto da Gesù come simile all'amore verso di Lui: derivato cioè dalla natura di quello stesso amore. Lo accenna la prima lettura in un paio di incisi: «Dovete essere amorevoli e pietosi perché io lo sono stato con voi».
PREGHIERA
Tornati e ritornati continuamente
dalla terra straniera in cui pur sempre abitiamo,
sentiamo nostalgia della patria
che resta ancora lontana.
Sentiamo struggente l'amore che chiama
e senza nulla potere contro di esso,
che come roccia ci sovrasta e s'innalza,
sappiamo che la nostra memoria
continuamente l'insegue
e quando riesce a sfiorarlo, nuovamente lo perde.
Signore Dio, che hai creato la vita,
e con essa tutta la sua forza che è quest'amore,
donaci, Ti preghiamo la capacità
di buttarci interamente nelle Tue braccia,
anche se dovremo farlo,
come spingendoci fino all'estremo confine
verso cui questa vita tende e si sporge.
Che in tale movimento in avanti
siamo insieme ai fratelli e con loro
amiamo Te, sempre più intensamente. Amen! (GM/26/10/14)
Esodo (22,20-26) - Così dice il Signore: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto. Non maltratterai la vedova o l'orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l'aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani. Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all'indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l'ascolterò, perché io sono pietoso».
Vangelo di Matteo (22,34-40) - In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
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