CALABRIA -
Il senatore Nuccio Iovene scrive al segretario regionale DS Guccione e spiega i motivi della sua scelta di non aderire al Partito Democratico. Ringraziamo Iovene che, come altre volte già avvenuto, ci informa delle sue iniziative e prese di posizione politiche che noi puntualmente pubblichiamo.
Ecco il testo integrale della lettera.
Caro Carlo, con l'appuntamento di Firenze è terminata la stagione congressuale dei DS e si è aperta, per la sua maggioranza, la fase di costruzione insieme alla Margherita del Partito Democratico.
Non intendo ritornare sulle ragioni che ci hanno diviso e che porteranno tanti di noi a dare vita fin dai prossimi giorni ad un'altra costituente: quella di una grande ed unitaria forza della sinistra, radicale nei contenuti e di governo nell'approccio ai problemi ed alle loro soluzioni, rappresentativa del mondo del lavoro, delle aree sociali più esposte all'esclusione, dei giovani, delle donne, del mezzogiorno.
Il mio, oggi, vuole essere un saluto, tramite te, alle tante compagne ed ai tanti compagni con i quali negli ultimi venticinque anni ho condiviso il percorso e le battaglie del PCI prima, del PDS e dei DS poi. Ma non un saluto formale, tra noi non ce n'è alcun bisogno, anche perché continueremo a batterci, con il centrosinistra, dalla stessa parte del campo e da alleati.
Nessuno di noi della sinistra dei DS, e meno che mai io, infatti spera o si augura che il partito democratico vada male. Anche perché se questo dovesse accadere a pagarne le conseguenze, prima ancora dei gruppi dirigenti dei DS e della Margherita, sarebbero l'Italia ed il centrosinistra.
Averne sottolineato rischi ed errori, limiti e difficoltà, contraddizioni ed ambiguità appartiene al senso di responsabilità che ha animato ed anima la nostra iniziativa politica ed è alla base della diversa proposta politica da noi avanzata. Ammettiamo pure che il PD si faccia ed abbia successo, che raggiunga quel 30% dei consensi da voi auspicato e oggi così lontano nei sondaggi, e diamo per scontato che resti ancorato al bipolarismo (cosa che l'intervento del Presidente del Senato, Marini, al recente congresso DL mette in discussione): al centrosinistra per vincere mancherebbe ancora un 21% dei consensi. Si pensa possibile, e utile, che il PD possa essere rappresentato nel centrosinistra come una sorta di Biancaneve attorniata dai sette nani, tutti condannati a percentuali ad una cifra e la gran parte dei quali tra l'uno ed il due per cento? Non sarebbe più utile, auspicabile e possibile che esso, in quanto partito moderato e di centro, fosse invece affiancato da una grande forza di sinistra, e finalmente unitaria, che sarebbe al tempo stesso indispensabile per il successo e la principale garanzia per evitare un ritorno al passato, ad una nostalgia neodemocristiana e centrista, ad un superamento prematuro e sbagliato del bipolarismo italiano. Ecco la sfida della ristrutturazione del sistema politico che vogliamo raccogliere, senza scorciatoie o forzature "organizzativistiche", ma consapevoli dell'urgenza e dell'incalzare dei tempi.
Permettimi allora di segnalarti tre problemi che mi sono balzati agli occhi nell'ultimo congresso regionale dei DS e che rappresentano, a mio avviso, tre errori gravi che il movimento a cui stiamo per dar vita e la formazione politica che vogliamo contribuire a costruire mi auguro non ripropongano mai.
Il primo riguarda le percentuali delle diverse mozioni: avete annunciato con enfasi che la mozione Fassino ha avuto in Calabria il 79,96%. Mi sono chiesto più volte, e ti chiedo: cosa sarebbe cambiato per i DS, per Fassino, per te, per la Calabria se invece del 79 aveste vinto con il 73 o 74%? Io penso assolutamente nulla. Tutti sanno infatti che nel 79,96% ci sono state iscrizioni e congressi non regolari e forzature inutili. In quei quattro o cinque punti percentuali ci sta tutta la differenza tra una vittoria pulita ed una macchiata, tra una regione normale (condizione tante volte invocata per la Calabria) ed una afflitta da una politica malata, tra un confronto attento alle differenze ed al pluralismo ed un riflesso condizionato che tende a definire "dissidenti" (termine orribile) tutti coloro che non si adeguano. E allora, non si poteva evitare?
Il secondo mi è balzato agli occhi nei giorni di Crotone. I DS governano l'Italia, la Calabria, gran parte delle sue province e comuni, sono stati la principale forza del centrosinistra. Eppure al congresso regionale non c'era una attenzione ed una presenza della società calabrese, dei suoi imprenditori o dei suoi intellettuali, delle sue università o delle sue organizzazioni sociali. Non è emersa una curiosità ed una domanda nei confronti del partito, semmai se ne è registrata una lontananza ed un distacco. Non è motivo sufficiente a far scattare un campanello d'allarme?
Il terzo riguarda l'assenza delle forze politiche calabresi. Tranne la Margherita, e gli altri possibili partner locali del partito democratico, non c'era traccia né degli altri alleati del centrosinistra, né degli avversari. L'immagine che ne è emersa è quella di una politica "autistica", che non entra in relazione, che non si confronta (forse perché il confronto è sempre meno sulle idee e sui programmi), che non offre alla regione obbiettivi, valori, progetti sui quali misurarsi e scegliere.
Ho finito. Queste cose le avrei dette in una eventuale riunione post congressuale, se ce ne fosse stata l'occasione e se i DS non si fossero sciolti nella costituente del partito democratico. Le ho affidate a questo saluto, con la consapevolezza che esse non hanno riguardato e non riguardano solo i DS, ma attengono alla politica più in generale ed in modo particolare a quella che si pratica in Calabria. Con esse occorrerà, io credo, comunque fare i conti.
Un reciproco in bocca al lupo,
Nuccio Iovene
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