AL VAGLIO INTERNAZIONALE LA “STRANA” STORIA DEL PARCO D’ABRUZZO
PARCHI ITALIA - Siena, 8 agosto 2007 - La vicenda del Parco Nazionale d’Abruzzo potrebbe finire davanti agli Organi Internazionali di Giustizia, e non soltanto per lo smantellamento di una realtà italiana che all’estero veniva considerata come un vero e proprio “mito”, ma anche per le molte evidenti violazioni dei diritti umani e civili. A darne notizia dalla Toscana è il Comitato Difesa Natura, da tempo impegnato, senza fare sconti a nessuno, nell’analisi critica della gravissima situazione attuale. La novità nasce dalla visita estiva del Professor Hans Wolf, collegato alle massime Organizzazioni Ambientaliste Europee, tra cui l’autorevole Deutscher Naturschutzring, ma secondo alcuni in “missione riservata” per conto dell’Unione Mondiale per la Natura (UICN). Sarebbe quindi questo il secondo importante viaggio di approfondimento in Italia, dopo quello compiuto un paio di anni fa dal Ministro dell’Ambiente Australiano, il quale constatò una situazione incerta e poco rassicurante nel più antico e famoso Parco Nazionale d’Italia.
Anche se lo scopo della “Missione Wolf” non ci è stato confermato ufficialmente, abbiamo potuto porre alcune domande al Professore, che ringraziamo ancora della cortesia.
D.- Cosa ne pensa del fatto che le gravi accuse contro l’ex Direttore stiano ormai cadendo, una dopo l’altra? E quelle famose “microspie”, secondo lei, giustificavano un così brusco allontanamento?
R.- Mi pare evidente che siamo di fronte a un castello di accuse false e ridicole, probabilmente motivate da finalità inconfessabili. Quanto alle “microspie”, si attende ancora il responso della Magistratura: appare tuttavia singolare che non se ne parli proprio più, e che non sia stato ancora possibile vedere il testo trascritto di quella famosa “registrazione”.
D.- La Corte dei Conti era partita con una dozzina di gravissimi addebiti, ora non ne restano che tre o quattro: secondo lei si tratta di accuse preoccupanti ?
R.- Direi proprio di no, chiarendo anzitutto che si basano su un Rapporto contabile del tutto fazioso, redatto senza contraddittorio mentre l’interessato era gravemente ammalato, e al quale l’accusato non ha mai potuto opporre documentazione sufficiente, semplicemente perché gli era stata sottratta. Sono scomparsi, per esempio, i rendiconti delle carte di credito: ma tutti sanno che quando il Direttore pagava una cena di lavoro, non lo faceva per sé ma per l’Ente … Del resto mi dicono che vi partecipasse anche il Presidente, il quale apprezzava la buona cucina, ma che nessuno ha mai visto metter mano al portafoglio (ride). Lo stesso può dirsi dell’appartamento di servizio: un alloggio del genere è qualcosa che spetta a molti amministratori, quando debbano risiedere fuori casa, a contatto con il lavoro, per la maggior parte del tempo e sempre disponibili. Inoltre aver sostenuto alcune spese della Comunità del Parco nella delicata fase di avviamento non era vietato da nessuna legge, e meriterebbe piuttosto un encomio. Che dire infine delle cosiddette Associazioni private, come il Centro Parchi? Chi può essere talmente miope da non aver capito che si trattava della denominazione sintetica impiegata per designare la Sede Romana del Parco?
D.- Lei sta offrendo un quadro abbastanza roseo per il futuro, ma ci sono ancora varie imputazioni penali, non potrebbero forse riservare qualche sgradita sorpresa?
R.- Ho esaminato i capi di imputazione, e un certo ottimismo è d’obbligo: almeno se l’influenza nefasta della politica non si farà sentire pesantemente ancora una volta. Mi pare che le accuse penali residue vengano in gran parte spazzate via dalle Sentenze della Corte dei Conti: se non c’era colpa grave, ancor meno si può configurare il dolo! E non dimentichiamo che l’imputazione relativa alle Spese di rappresentanza coinvolge soprattutto il Presidente… Ma mi pare ovvio che il governo d’un Parco d’eccellenza alla ribalta internazionale, in contatto con Yellowstone e con le massime Autorità ambientali di tutto il mondo, non può essere assicurato senza un minimo di ospitalità e dignità, nello stesso interesse del Paese.
D.- Resterebbero quindi a carico dell’ex Direttore soltanto le cosiddette “ammende”, per di più notevolmente ridotte…
R.- Un momento, chiariamo la situazione. Anche qualora queste fastidiose sanzioni non venissero eliminate del tutto, il credito complessivo dell’interessato risulta di gran lunga più consistente. Si pensi poi anche ai danni materiali, morali ed esistenziali, sicuramente molto ingenti. Gettare alla gogna a un passo dal pensionamento, mentre subiva un serio intervento cardiochirurgico (per una malattia contratta a causa del servizio) colui che a prezzo di sforzi inenarrabili aveva salvato un Parco considerato perduto nel 1969, ed era riuscito a farne un vero successo internazionale e un modello al quale tutti gli altri Parchi si ispiravano… E che dire delle conseguenze per la sua famiglia? Un assalto degno davvero di miglior causa: pur avendo una certa esperienza in materia, non ne ricordo altri simili. Per liberarsi di una persona “scomoda” perché incorruttibile, aprendo la via a sfruttatori d’ogni tipo, si è cercato di infangarne l’immagine, la dignità e l’onorabilità professionale, screditandola, troncandone la carriera e le ricerche, isolandola, cancellandola dalla scena, e creando alla sua famiglia traumi inenarrabili.
D.- Gli interessi economici, affaristici, edilizi, forestali e politici contro una sana e rigorosa conduzione del Parco erano dunque tanto forti e traboccanti?
R.- Lo erano certamente, ma qui sono entrati in gioco tanti altri fattori, alcuni dei quali già ben individuati. Alludo a gelosie e invidie nel settore ambientalistico (oggi dominato dai cosiddetti “carrieristi”) ed anche, incredibilmente, in quello accademico. Non va taciuto infatti che appena eliminato Tassi, si è tentato di scippargli gli studi su Orso, Lupo e Lince, e lo stesso Progetto Biodiversità. Tutti filoni di ricerca preziosi per attingere dall’Unione Europea i Fondi Life, che infatti sono puntualmente arrivati, insieme a molti altri stanziamenti. Un altro esempio? Il Centro Insetti della Valle del Giovenco, che aveva molto successo (venivano a visitarlo dalla Germania!), è stato di colpo soppresso. Al suo posto gli stessi “usurpatori” ne hanno creato un altro, assai meno coinvolgente, presso il Cimitero di Roma. Ma ben pochi vanno a visitarlo, mentre l’economia del Parco sta agonizzando.
D.- Le ricerche sull’Orso e sugli altri preziosi animali protetti, ormai così lautamente finanziate da ogni parte, avranno almeno qualche effetto positivo sulle specie in pericolo…
R.- Mi piacerebbe molto risponderle positivamente, ma debbo essere onesto: non è proprio così. Con sceneggiate del genere si acqueta forse la pubblica opinione, ma non si risolvono certo i problemi. Ne vuole la prova inconfutabile? In passato, non era mai accaduto che gli Orsi marsicani penetrassero nei villaggi a rubare galline dai pollai: ora invece avviene molto di frequente. Non è stato il dietologo, ma il cosiddetto “specialista improvvisato” a modificare il loro menu, perché sembra accertato che tempo fa alcuni ricercatori, operando all’insaputa del Parco, abbiano cosparso gli itinerari abituali del plantigrado di “esche olfattive” a base di pesce e pollame. Ora tutti negano, dicendosi indignati ed estranei al misfatto: ma le incursioni ursine nei paesi si sono moltiplicate, i vecchietti che curano i pollai sono terrorizzati e almeno un paio di questi preziosi animali (ma forse di più) sono già stati clandestinamente abbattuti.
D.- E’ dunque un quadro sconsolante quello che riporterà lasciando l’Italia? (dopo Roma, il Professore si recherà in Svizzera e in Belgio).
R.- Mentirei se dicessi che non siamo preoccupati, davvero la situazione ambientale italiana non sembra più la stessa che ci entusiasmava appena dieci anni fa. Né si vede chi, come e quando potrebbe far risalire questa china pericolosa, come tutti vorremmo. Ma il vostro Paese meraviglioso ha dato altre volte prova della capacità di compiere altri miracoli, e vorrei proprio sperare che ciò possa accadere anche questa volta…
COMITATO PARCHI - Comunicato stampa n. 28