ITALIA - Né Pacs né Dico. Il cattolico non può e non deve accettare nemmeno il compromesso al ribasso, escogitato da Rosi Bindi e Barbara Pollastrini sulle unioni civili fra persone anche dello stesso sesso. Questo il diktat dei vescovi italiani. Con il corollario, molto somigliante ad un anatema, per cui al momento di deliberare in materia, il credente farà bene ad uniformarsi al volere della curia romana. Non c’è materia per discutere. Né in parlamento né altrove. E questo perché, dice papa Ratzinger, l’uomo non può modificare con una propria legge quanto Dio ha prescritto per la famiglia. Che deve restare quella tradizionale, tra persone di sesso diverso.
L’attenzione ora è puntata su che cosa faranno i deputati cattolici. E’ bene dire subito che meritano rispetto e considerazione. Vivranno uno dei tanti drammi che costellano la vita del credente, da sempre nella morsa tra modernità e obbedienza alle gerarchie ecclesiastiche. Dal “non possumus” al “non expedit” di Pio IX contro lo stato unitario la storia italiana è stata scandita da un rapporto conflittuale, che ha mandato, è il caso di dirlo, a farsi benedire il cavouriano “libera chiesa in libero stato”.
Oggi è libera la Chiesa, ma c’è da chiedersi se lo sia lo Stato. E se mai lo sarà. Non si vede oggi nel mondo politico cattolico un De Gasperi, capace di resistere alle pressioni d’Oltretevere, a costo di non essere più ricevuto all’interno delle mura leonine da Pio XII, il pastor angelicus, determinato ad imporre il primato assoluto della Chiesa nella società italiana. E non si vede nemmeno chi potrà convincere l’attuale papa, doctor maximus, a prendere atto che non sarebbe nessuna rinuncia al primato morale e spirituale della Chiesa di Pietro accettare che un principio religioso, per quanto valido e condivisibile, non può di per sé diventare elemento della politica dello Stato. Un principio elementare in uno stato laico. Molti cattolici lo accettano, ma quando verranno chiamati alla battaglia parlamentare che cosa faranno? Sceglieranno lo Stato o la Chiesa? Non c’è da attendersi molto su questo versante.
D’altronde nel 2000 è stato proclamato protettore dei politici Tommaso Moro, di cui l’anno scorso è stato celebrato il 70esimo della beatificazione. E Tommaso Moro, filosofo e politico dell’Utopia, quando venne chiamato a scegliere tra Enrico VIII e il papa ha scelto il papa. Siamo sicuri che non lo faranno anche i nostri cattolici deputati e senatori al momento del voto? Magari giocando sulle assenze e sulle astensioni? Staremo a vedere, si dice in questi casi. Intanto una cosa è certa: Berlusconi, Fini e Bossi sono con il cardinale Ruini. Sua eminenza sarà contento della compagnia. Davvero una bella famiglia. (Enrico Esposito)
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