C’è un’ideuzza che mi frullava in testa in questi giorni e nottate quasi insonni: vediamo se mi riesce di trasmetterla anche a voi. La Chiesa Cattolica, all’approssimarsi della denuncia dei redditi, avvia una martellante campagna mediatica al fine di ottenere dai contribuenti l’assegnazione dell’8 per mille.
La legge, entrata in vigore nel 1984, prevede che il contribuente possa scegliere se destinare l’8 per mille dell’imposta sul reddito alla Chiesa Cattolica, a altre confessioni, oppure allo Stato. Oppure che non faccia alcuna scelta, lasciando in bianco le caselle in cui va indicata l’opzione.
Secondo dati relativi al 2004, la scelta è stata espressa dal 39.62% dei contribuenti. Su questa percentuale, la Chiesa Cattolica ha avuto l’87.25% dei consensi. Tradotto in cifre, significa che alla Chiesa Cattolica sono andati quell’anno circa 310 milioni di euro.
C’è da aggiungere che, sul restante 60.38% relativo ai contribuenti che non hanno espresso alcuna scelta, le confessioni si ripartiscono il denaro proporzionalmente, in base alle percentuali di preferenze ottenute da parte di coloro che hanno indicato esplicitamente un beneficiario. Ergo, la Chiesa Cattolica, che, manco a dirlo, non ha rinunciato a questi soldi, ha avuto anche l’87.25% della somma rimanente (ovvero, nel 2004, altri 480 milioni di euro, su un totale di circa 548 milioni).
Due o tre considerazioni.
Lo Stato (che, diversamente dalla Chiesa Cattolica, non si fa pubblicità) dichiara che l’8 per mille ad esso destinato viene impiegato in iniziative umanitarie. La Chiesa Cattolica usa l’ambigua espressione di iniziative "umanitarie e pastorali". Rientreranno tra i compiti pastorali della Chiesa Cattolica finanziati con il nostro 8 per mille la campagna antireferendaria, l’attacco alla laicità dello Stato, l’annunciato attentato alla legge 194? C’è da riflettere.
Immagino che la Chiesa Cattolica non abbia bisogno del nostro 8 per mille per autopreservarsi, vista la sua strabiliante e quasi illimitata potenza economica. Inviterei comunque tutti quanti, anche e soprattutto i cattolici contrari all'applicazione di questo ingiustificato privilegio e alle indebite ingerenze vaticane sulle nostre libertà, di immaginare la Chiesa Cattolica non col volto pacioso e un po’ ebete del prete di campagna in bicicletta (chissà se ce ne saranno ancora?), o con l’energica tempra del missionario circondato da marmocchietti di colore che costruisce una scuola a mani nude, scava un pozzo, o crea con niente un dispensario medico (rigorosamente senza preservativi, ricordiamocene). Ma di immaginarla col volto del cardinal Ruini, di Ratzinger, e anche degli innumerevoli preti e pretonzoli che affollavano gli studi televisivi con le loro banalità durante l’agonia di un povero vecchio malato di parkinson, invece di stare a casa propria a dire (magari) una preghiera per la sua anima.
Finisco col dire che non credo d’aver mai espresso prima d’ora la mia preferenza relativa all’8 per mille. Infatti, come ogni essere umano residente in questo ameno Paese (a parte gli embrioni, non ancora obbligati al pagamento dell’IRPEF), devo consegnare la pratica nelle mani di un esperto. Quando è pronta e i calcoli sono fatti, pago l’imposta e là finisce. Quindi, è probabile che io, mea maxima culpa, sia tra gli ignavi che negli anni passati hanno fatto avere alla Chiesa Cattolica quei 480 milioni di euro "soprannumerari". Ma quest’anno, che mi venga un accidente se ripeterò lo stesso errore.
Aderisci alla proposta di legge.
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