DIAMANTE - Sale di tono il dibattito sul porto di Diamante intrecciandosi con gli avvenimenti degli ultimi giorni che addirittura prospetterebbero il ripristino dello stato dei luoghi e la demolizione del molo esistente qualora venisse negata la Valutazione di impatto ambientale sul progetto la cui gara d’appalto è stata già annullata dal Tar e dal Consiglio di Stato. Di tutto ciò si è discusso in una conferenza stampa svoltasi oggi pomeriggio proprio sul molo attuale, indetta dal Comitato difesa ambiente e dal circolo di Rifondazione comunista di Diamante e coordinata da Mario Pagano di Telediamante.
Sono intervenuti l’Amministratore unico dell’approdo turistico Yacht Marine di Diamante e rappresentante dei pescatori Maurizio De Falco, il rappresentante del Comitato difesa ambiente Tonino Grosso Ciponte, Mauro Di Marco di Rifondazione comunista di Diamante; l’avvocato del Wwf Calabria Fabio Spinelli, che ha curato il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato per l’annullamento della gara d’appalto della Regione Calabria sul progetto di porto a Diamante.
Sulla questione relativa all’approdo esistente si è soffermato Maurizio Di Falco il quale ha dichiarato che già da due anni l’approdo esistente, interdetto dai tecnici regionali e locali, è stato autorizzato alla messa in sicurezza. Il Di Falco è stato autorizzato, a proprio spese, al riposizionamento e alla ricarica di massi per garantire sicurezza e funzionalità dell’approdo; in seguito è stato autorizzato all’utilizzo della struttura. La situazione si è ripetuta puntualmente ogni anno fino a quest’ultimo, quando Di Falco è stato autorizzato solo al riposizionamento dei massi senza ulteriore ricarica.
Una questione, quest’ultima, sulla quale è intervenuta anche Gemma De Rosa, segretaria del Circolo di Rifondazione comunista di Diamante: “Sulla vicenda del porto – ha dichiarato – intendiamo sottolineare la nostra posizione di rifiuto assoluto della megastruttura già rigettata dal Consiglio di Stato e la ferma richiesta che le decisioni sul porto, che ci erano state tolte dal bando della regione di centrosinistra, tornino alla comunità diamantese e non ai centri di potere di sempre. Riteniamo ragionevolmente che l’attuale struttura, che ormai compromette quel tratto sottocosta, possa essere rafforzata in modo ecocompatibile ed economicamente sostenibile dalla popolazione diamantese e dell’alto Tirreno cosentino, rigettando l’idea ‘’ogni paese un porto’’.
Invitiamo infine, la regione Calabria a programmare una politica dei porti realmente compatibile con l’economia, la vocazione paesaggistica e naturalistica della nostra terra e la volontà dei calabresi di autogovernarsi”.
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