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"La rinascita dei sistema dei partiti". Ci sono ancora? Ci saranno ancora, quelli dell'Arco Costituzionale?"

di Franco Guerrera

TORTORA (CS) - Nell'osservare il lento processo di declino della forma partito degli anni precedenti alla crisi di tangentopoli ed in ordine anche ai valori della evoluzione dei loro rapporti con le istituzioni che hanno subito una profonda alterazione di segno negativo, vorrei proporre all'opinione delle lettrici e dei lettori di questo "blog.libero - abystron.org" un forte memoriale (da me condiviso e recepito) programmato nel lontano ottobre 2004 dal Senatore Antonio Landolfi - Direttore di "Parola Socialista", in merito alla "rinascita dei sistema dei partiti", con il testo (parziale) che segue: "Con lo svilupparsi e l'estendersi della unificazione europea, con l'armonizzarsi tendenzialmente dei sistemi politici della democrazia partitica, non è soltanto l'Italia ad entrare in Europa, ma è l'Europa ad entrare in Italia. Ciò comporta la fine dall'anomalia italiana: con il ritorno anche da noi dei sistema dei partiti storici dell'Italia democratica. La rinascita dei sistema dei partiti passa inevitabilmente per una critica radicale del sistema elettorale maggioritario che in Italia ha preso la forma della legge Mattarella (che tra l'altro ha favorito il centro-destra ogni qualvolta il Polo è riuscito a completare il suo sistema di alleanze includendovi la Lega, nel 1994 e nel 2001). L'elezione uninominale infatti cancella nei collegi il principio di rappresentanza dei singoli partiti, e ne annulla di fatto la legittimazione che deriva essenzialmente dalla possibilità di misurare il consenso derivante dai propri elettori. I partiti coalizzati con l'uninominale maggioritario, si trasformano, esclusivamente in fabbriche di deputati paracadutati perlopiù dal centro, dai singoli gruppi dirigenti, senza alcun riscontro di una effettiva rappresentatività. Per queste ragioni la rinascita dei sistema dei partiti deve accompagnarsi ad una scelta istituzionale fondata su un regime elettorale che coniughi il principio proporzionale con quello maggioritario, assicurando rappresentatività reale e stabilità come base della governabilità.

Un sistema analogo n quello che già vige per le elezioni comunali, provinciali e regionali e che potrebbero estendersi facilmente, ove occorresse la volontà politica, anche a livello nazionale. Tutte queste considerazioni portano a respingere le proposte dell'Ulivo unico, come quella della lista unica per le europee avanzata nel corso dell'estate da Romano Prodi, e singolarmente accolta dei D5, dalla Margherita, ed anche dallo SDI, che pure in precedenza aveva fatta propria l'idea di un appello per l'unità socialista e per una lista socialista alle elezioni Europee. Anche il "succedaneo" a questa proposta, quella della lista a tre (Ds, Margherita e Sdi) - (nota dello scrivente: Ds e Margherita hanno costituito il PD: compromesso storico bonsai) non ha ragion d'essere né possibilità di attuazione. Sia perché essa non può garantire che le rappresentanze (concordate tra le segreterie, più che elette) non confluirebbero in nessuno degli schieramenti esistenti in campo europeo, sia perché in uno schieramento di tal genere potrebbero essere presenti il riformismo cattolico-sociale (Marini, De Mita, Castagnetti) democratico liberale (Rutelli, Parisi) e quello post-comunista (Ds) verrebbero invece a mancare all'appello il riformismo socialista, che è poi quello più coerente con la natura dei socialismo europeo. Scelte di questo, dunque, non possono che costituire un ostacolo alla rinascita del sistema dei partiti come la rinascita di una componente essenziale di essa: quella dei riformismo socialista E' grave che si continuino anche nel centro-sinistra a porre sbarramenti e diversivi a quel processo di europeizzazione politica, che ha indotto i partiti post-comunisti dell'Est europeo a rinascere, secondo una tendenza che li conduce ad amalgamarsi con le famiglie politiche dell'europa occidentale in vista di quel processo di allargamento e di integrazione che non può essere esclusivamente di carattere economico finanziario, oggi che si procede alla formazione di una piattaforma costituzionale e politica elaborata dalla convenzione. Se anche in Italia non si procede in tal senso, l'anomalia dei sistema politico nazionale rischia di presentarsi come l'unica eccezione a livello continentale, isolandoci d entrambi i contesti che attualmente tendono a convergere in Europa, dall'Est come dall'Ovest La rinascita dei partiti, e innanzitutto del partito socialista, non può che avvenire nel quadro dei principi cui si ispira la democrazia del XXI° secolo, ed alla luce dei formidabili cambiamenti della società e dello Stato intervenuti tra la fine del secolo scorso e di quello i cui ci siamo inoltrati.

Per quanto riguarda il partito socialista, esso deve tener conto delle sue tradizioni democratiche e popolari, ed anche delle esperienze innovative dei partiti socialisti dell'Europa occidentale ed orientale che hanno saputo, chi più chi meno, adeguare i propri valori, I proprie strutture organizzative e dirigenziali, i propri programmi ed i propri comportamenti alle grandi trasformazioni in corso nel continente e nei singoli paesi. Cambiamenti a volt anche drammatici, adeguandosi ai quali essi hanno potuto sopravvivere e rafforzarsi, sia come partiti di governo che di opposizione. I partiti del socialismo europeo hanno fatto i conti con le trasformazioni della società odierna, a partire dagli anni Ottanta, come ha rilevato in una analisi dettagliata Paolo Borioni nella sua opera su questo tema. Tra di essi, i più solleciti ed i più coraggiosi sono stati il partito dei socialisti svedesi, il New Labour di Blair, quello greco di Simitis, quello tedesco di Schroder: i partiti cioè che ancora oggi, dopo aver conquistato la guida del governo nel loro paese hanno saputo mantenerla. Essi hanno sviluppato i caratteri liberali del socialismo, che derivano dalla congiunzione storica della socialdemocrazia tradizionale, con il liberismo progressista, che ha permesso al socialismo europeo di fondare il proprio modello culturale sui due pilastri dello Stato sociale e dello Stato di diritto. La Seconda Repubblica ha visto acuirsi la crisi del sistema dei partiti, che è ur degli aspetti della crisi democratica. E' scomparso il partito di massa nella vita italiana, sostituito da nuove formazioni politiche. S'è avviata la tendenza alla degenerazione oligarchica, alla partitocrazia rafforzata dalla tendenza alla politica spettacolo. Si è accentuato il divario tra partiti e società, di cui conferma il crescente astensionismo; è decaduta la partecipazione e la militanza politica. A causa anche delle nuove leggi elettorali. Si è così accentuata l'anomalia d sistema politico italiano nei confronti dell'Europa.

Se la Prima Repubblica è ormai lontana nel tempo e non può essere resuscitai dobbiamo essere consapevoli che la Seconda Repubblica è avviata sulla strada del fallimento. Essa è fallita perché è mancata un'autentica cultura riformista, è mancata la proposta, progetto insieme con un programma di riforme incisivo: in una parola sono mancati i riformi; a destra come a sinistra. A destra oggi si tenta di contrabbandare un preteso rilancio di riforme con il cosiddetto progetto dei Quattro Saggi. Si tratta di un autentico Sarchiapone, di un pasticcio che vuole dare un abito istituzionale confuso ed irrealizzabile alla devolution imposta da Bossi e tende a legittimare il duopolio bipolare: un mix tra sistema tedesco e sistema anglosassone. A sinistra non si punta nemmeno ad un sistema di riforma istituzionale, bensì ad accorpare in una formazione partitica unica, anticipata da una lista unica alle europee, le componenti dell'Ulivo, nella loro versione postcomunista, postdemocristiana, e di un fievole residuo liberai democratico insieme con una piccola espressione della tradizione socialista".

Omissis........ Dobbiamo essere consapevoli che nessun progetto riformista può nascere, nessuna formazione riformista può costituirsi senza una dichiarazione sincera di fallimento della Seconda Repubblica e senza che venga ricostituita una significativa presenza del riformismo socialista: cioè senza la fine della diaspora socialista, senza la ritrovata unità dei socialisti sulla base dei principi del socialismo dell'Internazionale. Questo obiettivo si colloca in una tendenza generale in Europa, sia ad est come ad ovest, laddove la democrazia fondata sulla identità dei partiti e non sulle coalizioni oligarchiche è indiscussa, cioè nei paesi dell'Europa Occidentale e laddove, cioè nei paesi dell'Europa Orientale, in cui il crollo dei regimi comunisti ha avviato un processo di europeizzazione basato sulla connessione con le famiglie partitiche tradizionali e storiche dell'Europa Continentale. Solo in Italia si perpetua il sistema distruttivo dei partiti sorto da Tangentopoli. Solo in Italia si pretende che i socialisti vengano assorbiti da Forza Italia o che si chiamino Ulivisti e non più, come li aveva denominati Turati. Per tornare alla proposta della lista riformista, va detto con chiarezza che essa propone oltretutto, un riformismo dimezzato. Cioè un riformismo circoscritto al piano sociale ma che ignora clamorosamente gli altri due presupposti basilari del riformismo europeo, sia nella versione socialista che in quella liberale. Questi due presupposti sono: il laicismo, cioè la difesa dell'autonomia dello Stato da ogni pressione confessionale, ed il garantismo che il Parlamento Europeo ha individuato con il voto di tutti i partiti democratici nella concreta costruzione del giusto processo, e della separazione delle carriere dei magistrati. Senza questi due presupposti non c'è che un riformismo sedicente, dimezzato, amputato.

I socialisti sentono di non potersi permettere di abdicare alla loro identità perdendo l'occasione di essere presenti in piena autonomia ed unitariamente alla competizione elettorale europea. E' una posizione, né polemica né nostalgica, bensì positiva e rinnovatrice che si pone quale obiettivo la rinascita socialista come indispensabile premessa della ricostruzione della piena democrazia dei partiti, devastata dalla Seconda Repubblica. Soprattutto lo Sdi deve avvertire questa esigenza non ammainando la bandiera che ha tenuto alta nel corso di un tormentato decennio. Se si inserisse nella logica della coalizione lascerebbe questa bandiera al Nuovo Psi, cioè lascerebbe che essa sventolasse, nel campo del centro-destra: una conferma di un'ulteriore anomalia della politica italiana. L'elezione proporzionale offre, all'opposto, l'occasione anche al Nuovo Psi di uscire da tale anomalia, dimostrandone la transitorietà, e cogliendo l'opportunità di affiancarsi a tutto il mondo del socialismo europeo.

E' un obiettivo non facile, certo, da realizzare, ma che vale la pena di tentare". Chiediamoci, cosa sono oggi i partiti, in un sistema confuso, in un sistema "truffaldino", sì, mi assumo la responsabilità di affermarlo, in un sistema di legge elettorale da sempre considerata "LEGGE TRUFFA PORCELLUM - O MEGLIO PORCATA, COSI' DEFINITA DALLO STESSO SUO RELATORE LEGHISTA" (cito a proposito e ricordo la mia opinione: No ad un'altra legge elettorale "Truffa" - No al bipolarismo. Sì alla rappresentanza dei partiti o movimenti minori. Pubblicata su: http://www.abystron.org/expo/sito/contenuti/loscrivitu/legge-elettorale.aspx E fermiamoci un po' a riflettere, ma le bozze di legge elettorale in atto (quante sono), proposte da mille relatori appartenenti a tutti i Gruppi Parlamentari, non sono forse tendenti ad approvare, ad ogni costo, così è se vi pare, o questa oppure tenetevi il "PORCELLUM", purché premi questo o quell'altro partito (fino a quando????), senza dare importanza se i piccoli partiti e/o i movimenti scompaiano.

E questa me la chiamate: "DEMOCRAZIA"?!? Concludo invitando a dare opinioni e lo faccio con un pensiero di un grande uomo politico calabrese l'On. Giacomo Mancini - Ministro della Repubblica e Segretario del glorioso partito Socialista Italiano, contro il bipolarismo "imperfetto", il politico che ha saputo guardare non solo al regionalismo ma soprattutto all'europeismo; il suo pensiero: "...... I corpi separati dello Stato, debbono essere ricondotti nella legalità democratica: "greche ed ermellini salgono troppo spesso le scale del potere politico". Ancora oggi, caro Giacomo, nel Tuo decennale della morte, questo Tuo pensiero è valido e il Parlamento Italiano lo consente ancora. Vedrete, non voglio scommettere, ma arrivederci, pardon, a riscriverci e a leggerci, il giorno dopo di una nuova "LEGGE TRUFFA".

Grazie a chi ha voluto leggere questa mia opinione, riconoscendola da me prolissa.

16/11/2012
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