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A Cesare quel ch'è di Cesare e a Dio...

LA LOCANDINA di d. Giovanni Mazzillo - «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» sembra una delle espressioni evangeliche più chiare, eppure è una delle più equivocate. Intanto non si tratta semplicemente di "dare", ma di rendere, nel senso di restituire. Inoltre l'accostamento del testo di Isaia che parla della scelta da parte di Dio di un grande sovrano politico, per giunta pagano (Ciro), potrebbe essere fuorviante. Del tipo: qualsiasi autorità viene da Dio e bisogna essere sottomessi a lui come a Dio stesso. Non per nulla l'appello a questo principio da parte di imperatori e di regnanti è  stato la culla di molti assolutismi. Tuttavia lo stesso brano di Isaia vuole mettere in risalto il contrario: «Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio ...  perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me» (Is 45,5-6). Anche il detto di Gesù è  da intendere come richiamo al monoteismo. Nessun può ritenersi dio, perché Dio è uno solo e solo a lui occorre restituire tale onore, usurpato dai regnanti dispotici, come da coloro che si facevano chiamare anche divini e figli di Dio. Ma allora qual è il compito di chi presiede? È ancora Gesù a svelarcelo, quando afferma: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve» (Lc 22,25-26).
(
La foto riporta le due facce della moneta del tributo. È ripresa da: www.flickr.com/search/?q=penny+tribute+Jesus&m=text
con l’indicazione: The Biblical Tribute Penny, Tiberius AR Denarius 16-34 AD)

PREGHIERA
Imperatori e regnanti compaiono in queste letture,
le quali per noi hanno il valore della Tua Parola,
Tu che sei il Re dei re e il Signor dei Signori.
Ma è evidente che ciò non bastava a chi,
tenendo il piede in due staffe,
pensava
in nome di Cesare e per preteso volere di Dio
di farti tacere per sempre ...
Tu vuoi vedere una di quelle tante monete
dove Dio e Cesare erano stati congiunti
in un unico idolo: il dio mammona, che si chiama denaro.
È l'idolo che da millenni determina
la vita e il destino degli uomini,
e se talvolta - come in questi giorni -
mostra la sua inconsistenza in voragini
di debiti e montagne di carta, si ingigantisce la paura
che afferra gli idolatri al tramonto dei loro dèi.
Non ne siamo esenti nemmeno noi,
uomini e donne di Chiesa, ma non interamente Tuoi ...
Sì, all'epoca di quei Cesari il denaro era moneta sonante
e recava il volto di uomo fattosi dio.
Tu, Gesù, che smascherasti definitivamente quel trucco,
aiuta oggi anche noi a smascherare ogni idolo
in nome del quale viviamo e rendici
più saggi e più... poveri! Amen!  (GM/19/10/08)

Vangelo di Matteo (22,15-21)   In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.  Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».  Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».  Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Isaia 45, 1-6: «Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso… Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».

18/10/2008
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