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Ricordo della Shoha

MONDO
- Il 27 gennaio ricorrerà il 60° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, in coincidenza del quale si celebrerà in Italia, ma anche in altri paesi europei la Giornata delle Memoria: un momento importante per guardare al passato e riflettere sul buio ideologico, politico e morale, che avvolse gli anni dal 1939 al 1945, gli anni del secondo conflitto mondiale. Forse, come potrebbe sostenere qualcuno, sarebbe tempo di consegnare gli atti di questo periodo al grande scrigno della “Historia Magister” e archiviare nel silenzio fatti e avvenimenti dal mero contenuto storico.
“…Purtroppo è facile in questo mondo ricco di egoismi, di pregiudizi, dimenticare ciò che rende l’uomo una bestia, quasi come se fosse un istinto abituale: se questo è un Uomo, penso di non essere contento di esserlo…” (P.Levi, dal libro Se questo è un uomo).
Auschwitz rappresenta una delle pagine più tristi e mortificanti della storia dell’uomo, in cui migliaia di vittime innocenti persero barbaramente la vita.
Auschwitz, uno dei più grandi campi di concentramento costruiti nel terribile periodo nazista, in cui l’uomo privo di ragione ha prevalso sulla ragione, è il simbolo dell’intolleranza, del razzismo, della crudeltà, della follia omicida in cui un uomo può incorrere senza accorgersene. Quanti bambini, quante donne, quanti anziani sono morti senza un motivo, come bestie al macello, ingannati fino alla fine, fino agli ultimi pesanti passi della loro vita, quando scendendo le scale del lager venivano bagnati dall’apparente doccia calda: la doccia della purificazione, la doccia fatale allo Ziklon B, gas tossico, che velocizzava la lenta agonia di tutte quelle persone che avevano come unica colpa quella di essere ebrei.
Oggi, a 60 anni di distanza, sebbene quei fatti sono lontani dalla società moderna, il timore che simili situazioni si ripresentino è sempre vivo. I campi di internamento trovati in Bosnia-Erzegovina, in Albania, in Somalia, nello Zaire, in Nigeria, la guerra intestina nel Medio Oriente, le discriminazioni che ancora molti immigrati di colore ricevono, sono prove tangibili di come l’idea di disuguaglianza, di superiorità di razza e religione, l’idea del “diverso”, siano sempre dietro l’angolo. E’ necessario, allora, mantenere ben ancorato ed attuale il ricordo presso le nuove generazioni, affinché si possa trarre insegnamento contro ogni forma di cultura del “diverso”, ogni forma di limitazione delle libertà essenziali dell’uomo, nel mantenimento e nel rispetto delle proprie idee e tradizioni culturali, al di sopra di ogni colore, razza o bandiera.

Voi che siete sicuri
nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un SI e per un NO.

Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare,

vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una piana d’inverno.

Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole,
scolpitele nel vostro cuore
stando in casa, andando per via,
coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli:
o vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

(dal libro di Primo Levi, Se questo è un uomo)

Antonio Forestieri
25/01/2005
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