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L’eterna lotta

Perchè la gente è così attaccata alle questioni irrazionali? Cosa rende i fideisti così sicuri delle loro argomentazioni e perchè molti di essi (il Papa, ad esempio) sono tormentati dalle indagini e dal diffondersi del razionalismo. Quale pericolo si prospetta per il futuro e come bisognerebbe reagire alla minaccia di un mondo infestato dalle credenze pseudoscientifiche? Su questo argomento proponiamo un brillante saggio messo a frutto dal quel genio straordinario di Isaac Asimov.

Penso che nessuno di noi si aspetti davvero di spazzar via una volta per tutte le credenze pseudoscientifiche.

Come lo potremmo, dato che tali credenze offrono agli uomini calore e conforto? Chi prova gioia al pensiero di morire o di veder morire una persona amata? Come si può biasimare chi si convinca che esistono cose come la vita eterna e la possibilità di ritrovarsi in condizioni di gioia perpetua con gli esseri amati? Chi si trova a proprio agio con la precarietà quotidiana della vita che in qualsiasi momento può riservarci le più traumatiche sorprese? E come dunque potremmo biasimare chi cerchi di premunirsi contro l’imprevisto illudendosi di leggere il futuro nelle posizioni dei pianeti, nelle combinazioni dei tarocchi, o nei disegni dei fondi di caffè o nel contenuto dei sogni? Si esamini qualsiasi tipo di pseudoscienza, e vi si troverà la coperta di Linus, il pollice da succhiare, la sottana cui aggrapparsi. E noi che cosa possiamo offrire in cambio? Dubbi e incertezze!

Per noi abitatori di un mondo razionale, è motivo di forza il capire, è gloria e soddisfazione intendere là dove la conoscenza non è ancora giunta; c’è bellezza persino nei più imperscrutabili misteri, quando essi costituiscano almeno una sfida «onorevole» per quei meccanismi del pensiero che sono contenuti nei quattordici ettogrammi del nostro cervello: misteri che si arrenderanno lealmente all’acuta osservazione e alla sottile analisi, purché l’osservazione sia sufficientemente acuta e l’analisi sufficientemente sottile.

Tuttavia c’è in questo un curioso paradosso, che mi procura una sorta di gioia sardonica. Noi razionalisti sembriamo sposati all’incertezza. Noi sappiamo che le nostre conclusioni, fondate come devono essere su prove razionali, sono sempre e necessariamente provvisorie. L’emergere di nuovi fatti o la scoperta di qualche errore celato nelle vecchie prove potrebbero rovesciare d’un tratto una conclusione da tempo consolidata, per quanto cara essa ci sia.

Ciò accade perché una sola è la nostra certezza e questa non si fonda sulle conclusioni raggiunte, ma sul metodo col quale le abbiamo raggiunte e, quando necessario, modificate. La nostra certezza insomma, si fonda sul metodo scientifico e sull’impostazione razionale della ricerca.

I cultori dell’irrazionale, che per brevità chiameremo fideisti, si aggrappano invece alle conclusioni con una tenacia tritatutto. Essi non hanno prove degne di questo nome. Lo strumento a loro disposizione che più si avvicina a un metodo per giungere a qualche conclusione consiste nell’accoglimento passivo di giudizi, da loro considerati autorevoli. Perciò, una volta conquistata una credenza - e soprattutto una credenza rassicurante - essi non hanno atra alternativa che conservarla e difenderla a tutti i costi.

Quando noi modifichiamo una conclusione, lo facciamo perché ne abbiamo elaborato una migliore e dunque lo facciamo con gioia, o magari con rassegnazione, se la vecchia teoria ci era particolarmente cara.

Di fronte alla prospettiva di dover abbandonare una credenza i fideisti si rendono invece conto di non avere un metodo per formularne un’altra e di non poterla pertanto sostituire se non con il vuoto. Per loro, quindi, è quasi impossibile lasciar cadere una credenza e, se voi tentate di sottolineare che essa è contraria alla logica e alla ragione, essi si rifiutano di ascoltare e tendono piuttosto a pretendere che voi veniate ridotti al silenzio.

Fallito ogni tentativo di giungere a una conclusione valida costoro si rivolgono ad altri, nella perenne ricerca di dichiarazioni autorevoli: le uniche atte a metterli (temporaneamente) a loro agio.

Spesso mi vengono rivolte domande di questo tipo: «Dottor Asimov, lei è uno scienziato: mi dica, che cosa pensa della trasmigrazione delle anime?» …o della vita ultraterrena o degli UFO o dell’astrologia o di altre cose analoghe. Costoro desiderano, in verità, che io li rassicuri, dicendo che gli scienziati sono riusciti a dare un fondamento razionale alle loro credenze e si sono resi conto, e forse l’hanno sempre saputo, che in esse c’è qualcosa di vero.

Grande è la tentazione di rispondere che, come scienziato, vedo nelle loro domande un insieme esplosivo di cretinerie; ma questa risposta sarebbe solo un altro tipo di dichiarazione autorevole: una dichiarazione, fra l’altro, che essi non accetterebbero mai e che servirebbe solo ad attirarci il loro odio. Rispondo dunque invariabilmente: «temo di non conoscere la minima prova scientifica atta a convalidare la credenza nella metempsicosi» …o in qualsiasi altra credenza d’origine pseudoscientifica. Delle mie risposte, certo, costoro non sono soddisfatti, ma io non ho altra scelta a meno che non riescano a fornirmi prove scientifiche attendibili: ciò che essi non sono mai in grado di fare. Non è escluso, del resto, che la mia osservazione faccia nascere nelle loro menti un piccolo germoglio di dubbio: e niente e più pericoloso di un’ombra di dubbio per una credenza irrazionale.

Forse questa è la ragione per cui un fideista, quanto più è «sicuro» delle proprie opinioni, tanto più s’infuria nei confronti di chi esprime un’opinione diversa dalla sua.

I più deliranti fideisti sono i creazionisti, convinti che il creazionismo sia verità assoluta, comunicata da Dio tramite la Bibbia. E quale fonte mai sarebbe più autorevole di questa? Di tanto in tanto ricevo lettere di fuoco, piene di insulti e di violente accuse, scritte da qualche creazionista. E mi viene la tentazione di rispondere in questi termini: «caro amico, sicuramente lei sa di essere nel giusto e sa che io ho torto, perché Dio glielo ha detto. Con altrettanta sicurezza, saprà anche che lei andrà in Paradiso e io andrò all’Inferno, perché Dio le avrà detto anche questo. Considerato quindi che io andrò all’Inferno, dove soffrirò inimmaginabili tormenti per tutta l’eternità, non trova sciocco coprirmi di insulti? Quanto dolore pensa che il suo sfogo rabbioso possa aggiungere alla punizione infinita che mi aspetta? O forse lei è tormentato da qualche incertezza e teme che Dio possa mentirle e ritiene di sentirsi meglio infliggendomi di persona alcune torture aggiuntive (nel caso dannato ch’Egli menta), magari bruciandomi sul rogo, come avrebbe potuto fare nei bei tempi andati, quando i creazionisti dominavano la società?».

Tuttavia non scrivo mai lettere di questo tenore: mi limito a sorridere e a strappare le lettere d’insulti che ricevo.

Ma allora non c’è nulla contro cui combattere? Dobbiamo solo alzare le spalle e dire che i fideisti ci saranno sempre e che noi dobbiamo tranquillamente ignorarli e procedere per la nostra strada? No! Assolutamente no! C’è sempre una nuova generazione che sta crescendo. Ogni bambino, ogni nuovo cervello è un terreno in cui la razionalità può essere fatta germogliare. Dobbiamo quindi proporre il punto di vista della ragione, non per la speranza di ricostruire il deserto delle menti distrutte e bloccate nella ruggine - impresa, questa, quasi impossibile - ma per educare e formare nuove e fertili menti. E dobbiamo inoltre contrastare ogni tentativo messo in atto dai fideisti e dagli irrazionalisti per ottenere l’appoggio e il sostegno dello Stato. Noi non possiamo essere sconfitti con argomenti razionali e i fideisti, comunque, non sanno usare l’arma della ragione, ma possiamo essere sconfitti (solo temporaneamente, comunque), dallo strizzapollici, dalla gogna o dagli equivalenti attuali di questi strumenti di tortura.

Contro questa eventualità noi debbiamo combattere sino alla morte.

I. Asimov
14/09/2006
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