Assunzione in arrivo per altri 3.077 insegnanti di religione. Dopo il primo e cospicuo contingente di immessi in ruolo dello scorso anno e quelli di quest'anno, i tecnici del ministero dell'Istruzione hanno annunciato l'avvio della procedura formale per "l'autorizzazione del terzo e ultimo contingente". La notizia è stata data nel corso dell'ultima riunione prima delle elezioni, tenutasi pochi giorni fa con i sindacati.
I diversi passaggi - autorizzazione del ministero dell'Economia, del dicastero della Funzione pubblica e decreto del presidente della Repubblica - nella sostanza rappresentano una formalità perché per i due precedenti blocchi tutto è filato liscio. Fra qualche giorno - hanno spiegato a viale Trastevere - si saprà la ripartizione a livello regionale dei posti relativi al secondo contingente che avrà addirittura decorrenza retroattiva: il primo settembre scorso. E i prossimi neo immessi in ruolo con ogni probabilità potranno coronare il loro sogno già a partire dal prossimo mese di settembre. Tutto fatto, insomma, per i docenti di Religione.
Discorso completamente diverso per tutti gli altri precari della scuola italiana: quelli "normali", che sono in aumento e aspettano ancora una risposta. Le 20 mila assunzioni per il 2006/2007 annunciate dal ministro Moratti meno di un mese fa sono state considerate dai sindacati della scuola "un provvedimento insufficiente per combattere il precariato nella scuola". Per comprendere il significato di questa dichiarazione basta sapere che a partire dal prossimo primo settembre lasceranno la cattedra circa 28mila insegnanti: in sostanza, più di quanti ne saranno assunti. Il precariato - e i disagi per alunni, famiglie e prof - è così destinato ad aumentare.
I numeri. Con l'avvio dell'iter per l'immissione in ruolo degli "ultimi" 3.077 docenti di Religione si completa il "pacchetto" di assunzioni per cui si era impegnato la coppia Berlusconi-Moratti già dal 2001: 15.383 docenti di Religione pagati dallo Stato italiano, ma nominati nella sostanza dai singoli ordinari diocesani italiani. Il contingente più corposo ha visto tagliare il traguardo del contratto a tempo indeterminato, per la prima volta nella storia della Repubblica, a 9.229 maestre e prof che si occuperanno della "cura dell'anima" degli alunni italiani. Il primo dei restanti due contingenti (di 3.077 posti ciascuno) è stato "varato", il secondo lo sarà probabilmente fra meno di sei mesi.
Il reclutamento. Gli oltre 15 mila docenti di Religione di ruolo italiani - che costeranno allo Stato quasi 350 milioni di euro all'anno - per entrare di ruolo hanno goduto di una "corsia preferenziale": un concorso riservato a coloro che, alla data del bando, avevano insegnato per almeno quattro anni consecutivi nell'ultimo decennio, in una scuola statale o paritaria. Incarico che è stato e viene tutt'ora assegnato dal vescovo della diocesi in cui ricade la scuola. Ordinario diocesano che si occupa anche di rilasciare la certificazione di idoneità (morale) senza la quale, per effetto del Concordato, non è possibile insegnare Religione.
Il concorso, malgrado le proteste, è stata una passeggiata: in moltissime regioni italiane le selezioni hanno visto un numero di partecipanti di poco superiore ai posti a disposizione. E a giochi fatti, in Emilia Romagna, Liguria, Marche, Molise, Umbria, Veneto e Lombardia - per l'elementare e la materna - i posti a disposizione hanno superato gli idonei. Il concorso sognato da tutti: più posti che candidati.
Con la legge 186 del 18 luglio 2003 gli insegnanti di religione sono entrati in ruolo. Siamo arrivati all’assurdo di avere insegnanti nominati dalla curia che, qualora non avessero più il gradimento delle gerarchie cattoliche, verrebbero assunti direttamente dallo Stato. Infatti vengono scelti dalla curia, a suo insindacabile giudizio e quindi lo Stato paga lo stipendio a persone su cui non ha il minimo controllo, e che utilizzano lo spazio concesso per un insegnamento di parte (un vero e proprio catechismo), in contrasto con i principi di laicità dello Stato stesso.
Dopo tali premesse vien da pensare come si saranno comportati lo scorso giugno gli insegnanti di religione riguardo al referendum sulla fecondazione assistita, ben consci di poter pagare il loro “dissenso” col posto di lavoro?
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