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Il veterinario conferma: si tratta di bracconaggio

ORSOMARSO - Il sopralluogo effettuato dal veterinario del Parco del Pollino Bruno Romanelli ha confermato quanto già avevamo anticipato ieri, il capriolo ritrovato morto nella valle del fiume Argentino domenica mattina è stato vittima dei bracconieri. Secondo una sommaria ricostruzione fatta dal professionista che ieri ha ispezionato la carcassa che cominciava già a deteriorarsi ed a manifestare i primi segni di decomposizione, si sarebbe trattato di un colpo sparato da un fucile calibro dodici da una notevole distanza che avrebbe colpito il capriolo al fianco sinistro penetrando per almeno cinque centimetri nel corpo e andando probabilmente a colpire il polmone.
Una ferita che, anche se letale, non avrebbe provocato immediatamente la morte dell’animale che si sarebbe così trascinato fino al fiume, come spesso accade in casi come questi. Nel frattempo il forte bruciore che ne sarebbe seguito avrebbe portato l’animale a sfregarsi con insistenza contro gli alberi o a grattarsi con i denti, cosa che spiegherebbe l’enorme chiazza completamente priva di peli intorno al foro provocato dalla pallottola di piombo. Un intervallo di tempo che si presume sia stato relativamente lungo e che avrebbe portato l’ungulato a perdere progressivamente le forze per dissanguamento anche se il colpo di grazia l’avrebbe dato il sopraggiungere della setticemia.
Ciò spiegherebbe anche quella che sembrava in un primo momento un’anomalia, il fatto che dal corpo era stato prelevato soltanto il palco. Evidentemente anche il bracconiere è arrivato troppo tardi e a quel punto non ha potuto fare altro che prendere l’unica cosa che si poteva portar via. Si allunga, dunque, la serie di casi di caprioli autoctoni, specie protetta dentro e fuori il parco, le cui carcasse sono state rinvenute lungo la valle del fiume Argentino.
Tuttavia, stavolta, non sembra esservi più dubbio che ad abbattere questo maschio adulto sia stata la mano dei bracconieri che, nonostante i divieti imposti continuano a praticare l’attività venatoria in modo illegale. Non si può comunque non prendere nota del fatto che ancora non esiste al parco una struttura operativa capace di intervenire tempestivamente e in modo efficace in casi come questi. Infatti pare che la carcassa del capriolo, ormai in fase di decomposizione, non sia ancora stata rimossa dal luogo del ritrovamento, in riva al fiume Argentino, su un sentiero particolarmente frequentato.
Come dire che al parco del Pollino, nonostante i quindici anni trascorsi dalla sua istituzione, siamo ancora all’anno zero.
san.pio gio.
08/08/2005
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