Ecco il documento integrale diffuso il 16 novembre
Fatti na risata
17/11/2004 12.00.17
Bandiere bruciate a Rione “Botteghe Oscure” Il silenzio cala nella “trincea” Orsomarso e non è piacevole. Alcuni sopravvissuti all’idillico e osannato senso di vittoria del Sindaco Paravati rilasciano dichiarazioni di ritorno alla pratica della guerriglia delle parole. Non solo parole, però, dai cimeli dimenticati dei rinnovati eroi della bandiera rossa. Il titolo “ Non siamo spariti, anzi siamo finiti”, darebbe più luce alla nascita di nuove associazioni aggregative della futura città orsomarsese, si potrebbe cominciare a “voler sognare quello di riprendersi da una sconfitta, ormai storica, degna di nota cronologica”. Le Bandiere rosse perdono le staffe ed il potere dal 1992 e non perché siano cattivi, ma per l’orgoglio di rimanere chiusi nella loro testardaggine. Altro è il pluralismo di vedute proposto dal Titolo di domenica 7 novembre che sembra avvertire la possibilità, più che altro, di un cambiamento che non è mai avvenuto proprio nel Partito, in gergo progressista, dei soliti Compagni. Dispersioni e ammutinamenti del passato non contano più a rione “Botteghe Oscure”, la nave rossa del futuro alza le vele, parte e punta verso orizzonti rinnovatori e infiniti e non serve più ricordare al mozzo di chiglia che in coperta non c’è più Capitano, anche quello è stato gettato in mare, disperso nella scia del trascorso e recuperato dal pescatore Nemico: Paravati. Parlano di decadentismo quei pochi “marinai”, ormai pirati di una nave fantasma, di un gozzo tirato a remi, senza meta e senza bussola, sparando coi cannoni solo su presunte colpe altrui. Gli spettrali compagni di prua non si accorgono, avendo uno scafo perforato, che affondano inesorabilmente nel cerchio degli iracondi con la bandiera della rivoluzione bruciata dal profondo e retrogrado sole del “mezzogiorno”. Si, cari amici, il “mezzogiorno”è compiuto. Oggi coloro che contano parlano altre lingue, una delle quali è il federalismo. Poco importa se le “Bandiere Bruciate” sventolano al grido solitario di quel che resta dell’ira dei compagni. La regola aurea, proveniente dall’inferno dell’ideologia comunista, afferma che non fa testo un manifesto se non parla del nemico, ma se c’è un nemico, ad Orsomarso, quello risiede nella loro presunzione d’essere i migliori, in assoluto. Pochi e illusi, sognatori di un mondo che non esiste e se esistesse sarebbe come in Russia 20 anni fa: Altro che democratici. Il muro è caduto, ma loro sarebbero capaci di crearne un altro, sarebbero capaci di farselo in casa, nel proprio appartamento. Un muro dove fiocinare con le freccette l’immagine dell’uomo che ideologicamente ritengono d’essergli nemico. Il confronto che amano dilettamente affermare sta sotto l’ombra del muro, quel limite psichico oltre la quale la loro coscienza non passa: Paravati un Nemico! Gridano così dagli angoli della bandiera rossa bruciata e il sindaco Paravati Angelo vince ancora le elezioni, perché non sanno che il confronto democratico và oltre le freccette e il muro della sezione in cui vorrebbero fustigare chi ha scelto di andare contro la loro idea di socializzazione, dove non si capirà mai che ad Orsomarso la democrazia stessa ha deciso e il nemico Paravati non ha rubato il “potere”, semmai, visto che i DS reputano d’essere la voce del popolo, quella briciola di “potere” gli è stato regalato, cioè donato per meriti di battaglia. I pirati rossi non comprenderanno mai che la democrazia, nel mondo globalizzato, è guerra di numeri che fanno la differenza, che esprime la volontà, la simpatia, il gusto, il sentimento della maggioranza dei cittadini d’essere rappresentati e quindi un solo amico od una sola anima, per Dio come per la Legge, và rispettato come volere della sovranità popolare e come peso di una realtà responsabile verso il futuro stesso del paese e della Nazione. Piangendo, le “bandiere bruciate”, dovrebbero riflettere ed invece sparano a raffica contro quei traditori immaginari che in loro seno, essi stessi,volevano fregare con il principio del tavolo delle trattative, chiamato, in odore di cristianità praticata, coordinamento cittadino, dentro la quale si nascondeva,profano, l’asso per vincere le elezioni. Mesi di incontri e scontri per arrivare al pupillo predestinato de “l’insieme per Orsomarso, facendo finta di stare tutti bene insieme. Non è un caso, difatti, che i rinforzi dell’esercito del Capitan Paravati siano venuti proprio dal rione delle “Botteghe Oscure”, Altra storia questa e un’altra era anche il movimento di uomini e mezzi che i magnifici 7, anzi 13, de “La Scossa”stavano proponendo fino alle ultime ore della presentazione degli schieramenti. Alle 5 del mattino orgoglio e idee stavano facendo acqua nel bidone che un “pilastro”del coordinamento aveva minato per distruggerne l’entusiasmo, facendo cadere le aspirazioni dell’amico che avrebbero portato in grembo come figlio di una purezza ideologica. In extremis e per volontà del gruppo, visibilmente provato dalla delusione di un ritiro di forze dal campo di battaglia orsomarsese, prevalse il motto “Mori citius quan deserare”, morire piuttosto che rinunciare. Da ciò nacque la lega “Uniti per Orsomarso”, senza accordi dentro gli armadietti, con l’unico intendo di portare avanti quello che si ha dentro: amore, patria e soprattutto Palle, perché senza di quelle questo paese non crescerà mai! Paravati, si vuol ricordare, il 15 giugno andò a ringraziare la Madonna nella grotta di Orsomarso per aver creato “La Scossa” , ma fu anche bravo nel capire che i ragazzi di Via Orto di Cesare n.7 non scherzavano affatto quando dicevano che Uniti Si Vince in tutti i sensi. La verità è che furono maltrattati e sottovalutati dal coordinamento cittadino targato cattocomunismo e che nell’affrontare alcune proposte in assemblea, visto che fino a febbraio 2004 convivevano la costituzione di un utopia decaduta, furono dimezzati del loro numero di votanti per questioni burocratiche all’interno il coordinamento stesso, così si dice da quelle parti quando ti vogliono eliminare. Tra l’altro, sfuggito all’onorevole cronista di parte del rione, risulta che lo stesso gruppo de “La Scossa” tese una mano d’aiuto in alcuni di quei momenti di difficoltà, ma anche quest’altra storia vuole esser dimenticata nel quotidiano divenire degli eventi che appaiono con il colore delle bandiere rosse,travestite di bianco,nella Crociata anti-Paravati. Oggi gli amici del fu coordinamento hanno il coraggio di chiudere gli occhi sul passato,insabbiando con accuse quello che da fastidio alla superficie delle coscienze, ma dentro se sanno di aver perso un occasione, di averla regalata quasi per stupidaggine ed il fatto che rende ancora più stupido questo modo di comportarsi è la rabbia con cui insegnano i loro figli ad odiare chi ha opinioni diverse dalle proprie. La vicenda del parroco di Orsomarso è poco in confronto a questo gravissimo modo di esprimere il loro disappunto. Diciamola questa verità e non nascondiamo il tutto dietro la polvere delle polemiche, quello che successo alla Marina di Orsomarso non era uno scherzo premeditato, del resto nemmeno il parroco sembrava scherzasse con i Fedeli che scelsero Paravati Sindaco, ma per fortuna anche Don Antonello se ne ravveduto, altrimenti non si può credere che sarebbero stati loro, i Crociati rossi, a difenderlo con le spade della fede. E’ stato d’esempio il fatto che subito dopo le elezioni, l’amico Don Antonello, veniva ispirato alla “guerra Santa”e dopo gli avvenimenti e l’occupazione della Piazza municipio, ritenuta così da alcuni compagni e Crociati rossi, durante tutto agosto, e la questione della Marina a settembre, veniva ringraziato di solidarietà a parole e richiamato all’ordine della disciplina morale cui è per dovere portatore eccellente. Ma anche questa è una questione che porta con se i suoi misteri, così come altra storia rimarrà il discorso dell’odio e della finzione di non dover duellare a maldicenze con gli amici del rione “Botteghe Oscure”, da dove, in verità,è iniziato e dove tutto,prima o poi finirà, odio a parte. Apriamo la mente e cominciamo a guardare le cose che contano perché ora, in questo preciso momento, ad Orsomarso due persone si incontrano e non si salutano, a motivo che se c’è un colpevole quello risiede in ognuno di noi. Paravati è un buon sindaco, un buon amico e per la Storia anche figlio di questa bellissima Orsomarso. Baci Dalla Scossa. NB: non odiateci perché l’odio non è il confine con cui facciamo crescere i nostri figli e soprattutto non discriminate perché sarete discriminati. Orsomarso li 16/11/2004
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