di Pio G. Sangiovanni
ITALIA AL VOTO - I riti finali della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento italiano, si sono conclusi, la giornata di ieri, oltre che al lavoro, è stata dedicata alla cosiddetta pausa di riflessione. E sì che c'è veramente tanto da riflettere prima di andare a segnare, con una crocetta, il simbolo al quale destinare la nostra fiducia e il nostro consenso. Durante il percorso che ci ha portato a questo punto, ne abbiamo viste e sentite veramente di tutti i colori: annunci sensazionali, promesse solenni, proclami e invettive ben oltre il limite della decenza, lettere truffaldine che preannunciavano improbabili restituzioni immediate di tasse già versate (mentre tutti sanno bene come sia quasi impossibile ottenere indietro soltanto ciò che per errore di calcolo si è versato in eccedenza).
Adesso la parola passa a noi cittadini ed elettori. Una responsabilità davvero grande da non prendere alla leggera, né tanto meno lasciandosi trascinare dalla spinta umorale e pruriginosa, basata su un misto di legittime e sacrosante buone ragioni di indignazione e su una sorta di moto irrazionale ed emotivo che spingerebbe a buttare tutto all'aria, in nome di un nuovismo istrionico e senza regole.
La voglia di prendere a sonori ceffoni (tutti pienamente meritati) il sistema dei partiti è veramente tanta: a) perché non hanno saputo o voluto cambiare il "porcellum", la famigerata legge elettorale che non consente ai cittadini di scegliere effettivamente i candidati da mandare in Parlamento; b) perché nonostante i proclami non hanno saputo o voluto ridurre di un centesimo gli scandalosi stipendi e privilegi dei parlamentari, mentre il resto del Paese è stato chiamato a stringere la cinghia, precipitando sempre più verso il baratro della povertà ed indigenza; c) perché i tagli hanno colpito solo e soltanto i servizi al cittadino, la scuola pubblica, l'Università, la sanità e i servizi sociali, mentre non hanno neanche sfiorato il sistema marcio delle banche che, a fronte di ingenti interventi finanziari di salvataggio, hanno continuato a proporre tassi di interesse usurari chiudendo, di fatto, qualsiasi possibilità di linea di credito alle piccole e medie imprese; d) perché la mancanza di senso della moralità pubblica e privata, l'arroganza e la protervia delle parole e dei gesti, sono diventati lo stile dell'essere e fare politica. Mi fermo qui, anche se l'elenco delle doglianze potrebbe continuare ancora per un bel pezzo.
E allora che fare ? Innanzitutto non rinunciare a ragionare con la propria testa e decidere secondo una logica di prospettiva e non seguendo proclami cervellotici e disperati. Credo che le forze in campo siano ben delineate, come chiare e nette sono le proposte di governo per raddrizzare la situazione italiana, evitando il definitivo fallimento. La scelta, quindi, consapevole e responsabile, non può che andare verso lo schieramento progressista e di sinistra, contro la demagogia istrionica ed ogni forma di populismo che tanto danno hanno già fatto e continuano a provocare all'Italia.
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