ITALIA - E così il primo decennio del terzo millennio sta per essere archiviato. Non è facile fare bilanci in tempi di crisi, ma è sempre doveroso guardarsi indietro ed esaminare il cammino svolto, non tanto per snocciolare una inutile sequela di rimpianti e recriminazioni, quanto piuttosto per passare in rassegna immagini, fatti e situazioni che ci hanno visti protagonisti o, il più delle volte, spettatori involontari di un clamore mediatico sempre più invadente e fastidioso. Sarebbero tanti gli spunti di riflessione e le questioni da approfondire, richiamate alla memoria dalle cronache quotidiane; vorrei, tuttavia, soffermarmi su tre aspetti che in qualche modo riassumono lo stato della vita italiana e sulle quali vale la pena interrogarci con serietà per poi girare il nostro sguardo verso il futuro, a partire dal 2011 al quale stiamo per dare il benvenuto.
Il primo aspetto da riconsiderare è la situazione politica che ci ha regalato scenari deprimenti di degrado e a dir poco offensivi della dignità e intelligenza delle persone normali: una condotta politica ed un'azione di governo che dopo le promesse strabilianti, di fronte alla profonda crisi che colpisce fasce sempre più ampie di società, non ha saputo fare altro che continuare ad autoassolversi, o accusare coloro che si permettevano di mettere il dito sulle inadeguatezze, inefficienze e storture, di pessimismo e anti italianità. La ricetta? Una sequela assordante e fastidiosa di annunci-spot incessanti, su televisioni divenute ormai megafono per diffondere l'immagine di una realtà assolutamente falsa e ad uso di un potere autoritario e incurante dei danni incalcolabili provocati al tessuto sociale, morale e civile dell'Italia. Tutto è stato utilizzato a scopo propagandistico: dal terremoto dell'Aquila dove, finita la sceneggiata delle consegne-spot, la città è stata abbandonata al suo destino ed alle mani di faccendieri senza scrupoli pronti ad allungare i tentacoli sui fondi della protezione civile; allo spettacolo dei rifiuti campani, un'eterna emergenza le cui fila sono tirate dalle organizzazioni malavitose che riescono contemporaneamente a provocare il caos che è sotto gli occhi di tutti e a manipolare alla perfezione i drammi collettivi che colpiscono quelle popolazioni. Ma lo spettacolo più deprimente offerto dalla politica è stato il mercato dell'usato garantito che è fiorito attorno al voto di fiducia del 14 dicembre 2010. Un qualche cosa di abominevole sul quale non si dirà mai abbastanza. E poi gli annunci ed i proclami in nome della volontà popolare: quando tornava utile per spaventare qualche parlamentare la cui poltroncina traballava in caso di voto, ecco la minaccia e l'appello alla via maestra delle elezioni per ridare voce alla sovranità popolare, poi, ottenuta la risicata e sudata fiducia, ecco il leader nei panni del grande moderato che blandisce la platea affermando che il ricorso al voto sarebbe da irresponsabili e provocherebbe danni enormi al paese. Come se due settimane prima le stesse cose non fossero esistite ! Un atteggiamento che denota ancora di più il degrado morale della classe che gli italiani hanno scelto per rappresentarli: legata al potere e pronta a fare qualsiasi cosa per tutelare i propri interessi personali e di casta.
Ma i mali di questa Italia che si appresta a celebrare i suoi 150 anni di unità, non finiscono qui: l'impressione è che l'intera società sia come corrosa da turbe irrazionali e autodistruttive che si manifestano quotidianamente con gesti e parole che rappresentano nella sostanza la negazione stessa di ogni principio di tolleranza e umanità. Come dovrebbero essere intese se non così le pulsioni razziste e violente che emergono da vasti settori sociali chiaramente identificabili nella loro provenienza politica? Ma anche in questo caso il cattivo esempio e la vera e propria istigazione viene dall'alto, dai rappresentanti nelle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali: la violenza verbale che inasprisce il clima di odio nei confronti del diverso, chiunque esso sia, contenuta in affermazioni come quelle di un consigliere provinciale leghista di Varese che, alla notizia della caduta per le scale del Governatore della Puglia Vendola che era stato svegliato di notte dagli schiamazzi di un gruppo di facinorosi militanti del Pdl, ha inopinatamente e senza alcuna vergogna dichiarato alla emittente della Lega: "Ho appena sentito al telegiornale che Nichi Vendola è stato svegliato nel cuore della notte da alcuni manifestanti del Pdl ed è caduto dalle scale. Purtroppo non ha avuto danni permanenti". Che dire? Che fare? Certo siamo prossimi alla soglia limite della degenerazione ed aberrazione.
Un ultimo, veloce, elemento di riflessione riguarda il mondo dell'informazione e del modo di raccontare o non raccontare la realtà. Anche qui ci troviamo di fronte a fatti allarmanti che non possono essere taciuti: del servilismo verso il potere politico e della persona che domina la scena, abbiamo già brevemente detto. Mi sembra doveroso qui richiamare alla memoria il modo in cui è stata trattato e l'accanimento mediatico usato nei confronti del dramma di Sara, vittima dei suoi aguzzini e vittima delle attenzioni morbose di studi televisivi trasformatisi, dopo la scoperta dei poveri resti della ragazza, in sedi di spettacolarizzazione di ogni particolare, di ogni dettaglio della vicenda, dei luoghi e dei suoi tragici protagonisti, spiati, appostati e seguiti non con l'obiettivo di informare e raccontare, ma con l'unico, perverso fine di fare spettacolo a tutti i costi, coinvolgendo in questo vortice milioni di spettatori, tutti improvvisamente diventati investigatori, criminologi, psicologi, avvocati e pubblici ministeri. Ma a chi giova tutto questo? Rispondere a questa domanda equivale ad andare a ripassare il codice deontologico di chi fa il mestiere del giornalista, di chi fa informazione come modo per raccontare la realtà, per aiutare a capire i fatti e non per manipolarne i tratti e falsarne i veri contenuti al fine di aumentare gli ascolti o le vendite. Ma il danno è ben più grave in quanto un'informazione scorretta o, per così dire, "drogata", va ad incidere sulle coscienze provocando danni devastanti sui comportamenti delle persone, singoli e di gruppo.
La domanda sul che fare resta, dunque, resta sempre attualissima. Volgere lo sguardo verso un futuro che è già arrivato con lo spirito di chi vuole viverlo da protagonista e non da spettatore o, peggio ancora, da folla plaudente, significa attivare al massimo le facoltà dell'intelligenza e della ragione per poter leggere con i propri occhi quello che accade intorno, senza farsi suggestionare dalle sirene delle false promesse.
Certo, nel rivolgere a tutti gli attenti frequentatori di questo sito gli auguri più sinceri di buon anno, produce una sensazione particolare il dover constatare che uno degli ultimi grandi baluardi rimasti a difesa del decoro civile e morale, della libertà e della democrazia in Italia, sia quel giovane ultraottantenne Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano. Che Dio ce lo conservi a lungo !
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