ORSOMARSO - Accogliendo la richiesta del parroco di Orsomarso don Mario Spinicci a nome di tutta la comunità di Orsomarso, il 22 luglio 2019 il vescovo di San Marco-Scalea mons. Leonardo Bonanno, con proprio decreto ha proclamato Sant'Anna compatrona di Orsomarso, insieme al santo patrono principale San Sebastiano. La decisione del vescovo della diocesi giunge quasi in modo naturale a sancire quello che ormai da secoli era considerato un dato universalmente noto e accettato e cioè che la venerata Madre della Vergine fosse di fatto la santa patrona di Orsomarso; come scriveva candidamente Primo Aronne alcuni anni fa in una preziosa testimonianza che invitiamo a rileggere, nella quale confessa tutto il suo stupore dovuto alla scoperta che il santo patrono del paese fosse invece San Sebastiano.
Un antico paese Orsomarso, le cui origini vengono fatte risalire al periodo della Magna Grecia in età classica. Fonti documentarie riportano al Monachesimo basiliano, il complesso e vasto fenomeno storico-culturale, religioso e sociale diffuso in gran parte dell'Italia meridionale, e all'Eparchia monastica del Mercurion di cui Orsomarso fu centro di riferimento, il cui periodo di maggiore splendore è collocabile intorno all'XI secolo. Il nome "Ursimarcu", insieme a quello di "Abbatemarcu", "Didascalea", "Avena", ecc. è annotato fra i territori ricadenti nella Diocesi di Policastro Bussentino, nella Bolla del mese di ottobre dell'anno 1079 di Alfano I, Arcivescovo di Salerno, che ripristinava la diocesi cilentana ponendovi a capo il terzo abate benedettino di Cava dei Tirreni S. Pietro Pappacarbone. Passata sotto la giurisdizione della Diocesi di Cassano allo Ionio, lo ritroviamo annotato come "Castro Ursi Marsi" nel Registro delle decime dovute per l'anno 1324.
Ad epoca medievale sono da ricercare anche le origini delle due principali chiese parrocchiali di Orsomarso, rimaste tali fino alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso, quando il paese aveva una popolazione di oltre 3500 abitanti: quella intitolata a San Giovanni Battista nella parte bassa del paese, con il titolo di Arcipretura (dalla quale dipendevano le Cappelle "extra moenia" dei Santi Cosma e Damiano, San Sebastiano, la Madonna di Loreto, di Santa Maria de Plano, Santa Caterina e Santa Maria di Mercuri) e la seconda dedicata al SS. Salvatore, nella parte alta dell'abitato, il cui parroco aveva il titolo di "prevosto" (da essa dipendevano le cappelle "extra moenia" di San Leonardo e Santa Maria di Scorpari).
Nonostante le scarse notizie, per giunta provenienti non da testi ufficiali e canonici, il culto di S. Anna è estremamente diffuso sia in Oriente che in Occidente. Il nome Anna deriva dall'ebraico Hannah ("grazia") e non è ricordata nei Vangeli canonici; ne parlano invece i vangeli apocrifi della Natività e dell'Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto "Protovangelo di san Giacomo", scritto non oltre la metà del II secolo. In esso si narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica. Essi non avevano avuto figli e in ciò il gran sacerdote del Tempio scorgeva "la maledizione divina" che li aveva resi sterili. Il fatto afflisse e disorientò moltissimo Gioacchino e Anna che separatamente invocarono intensamente l'aiuto di Dio, chiedendo il dono di un figlio. La richiesta fu esaudita e il "Protovangelo di san Giacomo" conclude affermando che Anna, trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba e la chiamò Maria, che significa "prediletta del Signore".
La prima manifestazione del culto in Oriente, risale al tempo di Giustiniano, che intorno al 550 fece costruire a Costantinopoli una chiesa in onore di S. Anna. Il suo culto in Occidente si affermò decisamente verso il X secolo a partire da Napoli e raggiunse la massima diffusione nel XV secolo, al punto che il papa Gregorio XIII nel 1584 inserì la celebrazione di S. Anna nel Messale Romano, estendendola a tutta la Chiesa. Un culto particolarmente intenso favorito anche dal Tractatus de laudibus sanctissimae Annae di Giovanni Trithemius, pubblicato a Magonza nel 1494. Gioacchino, che era stato lasciato discretamente in disparte per lunghi secoli, fu inserito nelle celebrazioni in date diverse: Anna il 25 luglio dai Greci in Oriente e il 26 luglio dai Latini in Occidente, Gioacchino dal 1584 venne ricordato prima il 20 marzo, poi nel 1788 alla domenica dell'ottava dell'Assunta, nel 1913 fu stabilito il 16 agosto, finché nel nuovo calendario liturgico, è stato finalmente ricongiunto alla sua consorte il 26 luglio.
È certamente all'epoca tardo medievale che il culto di Sant'Anna si sviluppò anche ad Orsomarso ed ebbe come luogo deputato la chiesa del SS. Salvatore dove, nel Seicento, alla Madre della Vergine era dedicata una cappella che conteneva una tela raffigurante la santa, sostituita nei secoli successivi dalla imponente statua lignea attuale. Tale presenza è attestata in un documento dell'archivio parrocchiale risalente all'anno 1674 nel quale la Cappella di Sant'Anna, posta nella parete di destra al centro della navata, risulta beneficiaria dell'eredità di don Carlo Colimodio, sacerdote della Chiesa del SS. Salvatore, fratello minore del noto pittore Giovanbattista Colimodio e pittore egli stesso.
Invocata come protettrice delle donne incinte (che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare, ma anche patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici), la devozione a Sant'Anna è sempre stata ed è tutt'ora molto profonda nella comunità di Orsomarso e richiama fedeli da molti paesi vicini (Verbicaro, Papasidero, Scalea, Santa Maria del Cedro, Santa Domenica, Grisolia, ecc.), non solo nel giorno della solennità ad essa dedicata, ed è da sempre accostata dalla pietà popolare a San Sebastiano come compatrona di Orsomarso.
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