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Dalla Fidas di Orsomarso la festa della solidarietà. "Una goccia che diventa un grande dono"

ORSOMARSO - "Una goccia che diventa un grande dono". Può essere così riassunto il senso profondo della Festa della solidarietà organizzata dalla sezione comunale Fidas di Orsomarso, l'associazione dei donatori volontari di sangue che nei giorni scorsi ha voluto chiamare a raccolta in Piazza Municipio i soci, donatori e cittadini all'insegna del "Piacere di stare insieme". È stata una serata piacevole, animata da un gruppo musicale offerto dal Comune di Orsomarso e completata da uno stand gastronomico presso il quale era possibile degustare, tra l'altro, un ottimo vino locale che ha sicuramente contribuito a creare una piacevole atmosfera di allegria.

Nel suo intervento di saluto il presidente del locale gruppo Fidas Emo Bottone ha voluto innanzitutto ringraziare tutti i soci e donatori di Orsomarso dove l'associazione vanta una tradizione ormai venticinquennale, fra le prime in Calabria, che si distinguono per la fedeltà alla cultura della donazione e della solidarietà, presentandosi puntualmente agli appuntamenti trimestrali con l'autoemoteca per compiere il loro profondo gesto di amore per la vita e per coloro che si trovano in condizioni di sofferenza e di bisogno di aiuto. Una tradizione ormai consolidata per la comunità orsomarsese dove questo gesto semplice e volontario si trasmette naturalmente alle nuove generazioni di giovani che sono pronti a raccogliere il testimone e a portarlo avanti a loro volta, come una ideale fiaccola della speranza.

Molto significative a questo proposito le parole di Elma Battaglia, giovane neosegretaria del gruppo Fidas di Orsomarso, molto apprezzate dal pubblico:

«Quando una pianta che soffre per la siccità - ha affermato - riceve una goccia di acqua, alza il suo stelo e guarda il cielo, quasi a ringraziare il dono ricevuto. Allo stesso modo una goccia di sangue donato da uno ‘sconosciuto' è un piccolo contributo alla speranza di una possibili guarigione o ad un miglioramento delle condizioni fisiche di una persona anonima che, comunque, ci appartiene nel vincolo della reciprocità. Un dono fa star bene soprattutto chi lo fa, il nostro dono, una sacca di sangue, è gratuito, è spontaneo, è grande ma soprattutto, un piccolo gesto che chiunque può fare. Ma chi è il donatore ? E' una persona normale che con molta umiltà si rende utile affidando le preziose gocce di vita ai medici e agli infermieri dei centri trasfusionali, che ogni giorno fanno da tramite tra donatore e chi lo riceve.
Questa serata - ha proseguito Elma Battaglia - non serve per ringraziare gli uomini e le donne che sono già donatori, ma è un invito a donare, donare sempre di più, a vincere la paura. Uno studio sulle donazioni di sangue riportato nel saggio dal titolo "Reciprocità", del prof. Luigi Bruni, economista cosentino e docente Unical, definisce il rapproto tra donatore e ricevente come una rete di contatti, anche invisibili. Io dono il sangue poiché mi interesso del ‘nostro' sangue, un ‘nostro' che significa della mia comunità e della mia nazione, il mio mondo, il mio star bene con gli altri e per gli altri, all'interno delle reti sociali a cui apparteniamo. La relazione di reciprocità - ha concluso la segretaria della Fidas di Orsomarso - in questo caso è il bene, una relazione che non è un incontro di interessi societari, soliti della nostra società, ma una relazione comunitaria, dove questo scambio del ‘nostro' sangue rimanga un bene comune e non motivo di interesse societario, dove lo scambio non sarebbe più gratuito ma con ricompensa.»

Pio G. Sangiovanni
26/08/2011
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