8 MARZO - Oltre un miliardo di donne al lavoro, ma i diritti sono ancora un miraggio. Molte confinate in settori con bassa produttività, paga ai minimi e prive dei diritti elementari. Nei paesi meno sviluppati una quota elevata costretta a rimanere fuori dal mercato. Cresce il livello di istruzione. L’allarme lanciato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Sono un miliardo e duecento milioni le donne che lavorano nel mondo. Un numero che negli ultimi dieci anni è cresciuto quasi del venti per cento. Ma per lo più sono confinate nei settori meno produttivi, sopportano i maggiori rischi economici e sono ancora molto lontane da un lavoro decente. Private dell’accesso alla protezione sociale e ai diritti fondamentali. E, anche se cresce il livello di istruzione e si riduce il gap in alcuni indicatori, rimane immutata la proporzione delle donne occupate (quaranta per cento del totale della forza lavoro). Sono questi i principali risultati del rapporto “Le Tendenze Globali dell'Occupazione Femminile” presentato oggi dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Dal 1997 a oggi il numero delle donne al lavoro è cresciuto di 200 milioni di unità. Nello stesso periodo è aumentato, in minore misura, anche il numero delle disoccupate: oggi sono 81,6 milioni. Il tasso di disoccupazione femminile è sceso al 6,4 per cento mentre quello della componente maschile è ancora inferiore e pari al 5,7 per cento.
Gli impieghi vulnerabili
Più donne al lavoro quindi, ma per la gran parte di loro i problemi restano. Soprattutto se si guarda ai settori in cui sono attive e ai diritti di cui godono. "Le donne continuano ad entrare nella forza lavoro in gran numero. Questo progresso non deve tuttavia far passare inosservate le grandi ingiustizie che continuano ad esistere nei posti di lavoro di tutto il mondo" ha detto il direttore generale dell’ILO Juan Somavia. Nell'ultimo decennio è scesa, dal 56,1 per cento al 51,7 per cento, la quota di donne impiegate in posizioni vulnerabili (vedi tabella), dove lavorano per qualche familiare o in proprio, non sono stipendiate e molto probabilmente non sono indipendenti economicamente. Un fenomeno che rimane diffuso soprattutto nelle regioni più povere del mondo.
Il miglioramento di questi ultimi anni ha lasciato una quota ancora troppo elevata in posizioni di disagio e incertezza. Con percentuali che superano l'ottanta per cento in aree come l'Africa Sub -Sahariana e l'Asia del Sud. "Il posto di lavoro ed il mondo del lavoro – ha detto Somavia - sono fondamentali per il raggiungimento delle pari opportunità e per l'avanzamento delle donne nella società. Promuovendo il lavoro dignitoso per le donne, le società si rafforzano e si sostiene il progresso economico e sociale".
Lavoro decente precondizione sviluppo economico
L’obiettivo, per gli autori del rapporto, deve essere quello di dare a tutte le donne un impiego decente. Questo obiettivo va considerato anche come la precondizione per lo sviluppo economico. Le aree dove si è registrata una significativa crescita economica sono quelle con la più elevata partecipazione femminile al lavoro, i più bassi tassi di disoccupazione e i minori gap in termini di distribuzione nei settore di impiego. Il coinvolgimento delle donne all’interno dell’occupazione può dare quindi il giusto impulso allo sviluppo economico, solo se esse non rimangono confinate in lavori poco remunerati e con una bassa produttività.
"L'accesso ai mercati del lavoro e ad un’occupazione dignitosa è cruciale per realizzare pari opportunità," ha spiegato Evy Messell, direttrice dell'Ufficio dell'ILO per le pari opportunità, "tuttavia le donne devono superare ancora molti ostacoli discriminatori quando cercano un lavoro. Le società non possono permettersi di ignorare il potenziale del lavoro femminile per la riduzione della povertà e devono cercare metodi innovativi per abbattere le barriere economiche, sociali e politiche. Fornire alle donne una base di uguaglianza nel mondo del lavoro non solo è eticamente giusto, è anche un investimento intelligente nel lungo termine".
La libertà di scelta
Ad oggi, per ogni dieci uomini occupati, ci sono sette donne che lavorano e il rapporto fra occupazione femminile e popolazione, il valore che svela in che misura le economie sono in grado di trarre beneficio dal potenziale produttivo della popolazione in età lavorativa, è del 49,1 per cento (mentre per gli uomini è del 74,3 per cento). Se è vero, sottolineano gli autori del rapporto, che non tutte le donne vogliono lavorare, è certo che a tutte deve essere data l’opportunità di scegliere se lavorare o meno. E se esse scelgono di lavorare, deve essere data loro l’opportunità di scegliere lavori che remunerano e con gli stessi diritti dei loro colleghi uomini.
Fonte: La Repubblica. FEDERICO PACE - 8 marzo 2008
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