ITALIA SCUOLA - Obbligo di istruzione? Abbiamo scherzato!
Che ne è dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione? Ormai è stagione di scrutini e, nella superfetazione di circolari ministeriali tardive, impasticciate e anodine, che creano più sconcerto che certezze, nulla si dice a proposito del modello di certificazione delle competenze terminali dell’obbligo di istruzione che, com’è noto, quest’anno giunge – o dovrebbe giungere… chissà? – al suo primo traguardo.
La norma, il dm 309/07 parla chiaro: “Con decreto del Ministro PI, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, sono adottati i modelli di certificazione delle competenze… acquisite dagli studenti nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione” (art. 4, c. 3). E l’operazione non sembrava difficile. Le competenze culturali sono allegate al decreto e si snodano lungo quattro assi pluridisciplinari. Altrettanto dicasi per quelle di cittadinanza, sollecitate per altro da una Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, allegata al decreto, in quanto il nostro Paese l’ha acquisita!
Tutto sembrava filare liscio come l’olio. Le competenze sono state scritte in modo chiaro e netto! E va sottolineato che è la prima volta che il nostro Ministero ha messo nero su bianco in materia di competenze! Ne sanno qualcosa gli insegnanti del secondo ciclo di istruzione che da dieci anni attendono che quanto sancito dalla legge di riforma degli esami di Stato diventi realtà. Com’è noto, sono esami che dovrebbero concludersi con la certificazione delle competenze “tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea” (art. 6 della legge 425/97). Ma di competenze da certificare neanche l’ombra! Per quanto riguarda l’obbligo di istruzione, si sperava che in due anni il Miur e la Conferenza permanente trovassero tempi e modi per produrre l’atteso e indispensabile modello di certificazione. Invece… nulla!
Eppure, questa esigenza di certificare competenze è ormai diffusa nelle scuole di altri Paesi avanzati! E non è un caso che le prove proposte dall’Ocse-Pisa sono di fatto piccoli case study a fronte dei quali, però, i nostri quindicenni vacillano, abituati da sempre ad eseguire esercitazioni più che a risolvere problemi. L’esigenza di certificare sembra avvertita anche dal nostro Ministero per quanto riguarda il primo ciclo! Esigenza, però, che tale rimane perché, quando bisogna mettere nero su bianco, quando si tratta di individuare, definire e descrivere – la scelta dei verbi non è casuale – determinate competenze e proporle come standard terminali di percorsi di studio nodali, il Ministero tace! E sono anni che tace! Dopo il tentativo abortito del portfolio morattiano e la brutta figura che ne è conseguita, sembra che il nostro Ministero preferisca procedere con estrema cautela… se non con i piedi di piombo!
Ma, se tacesse e basta, non ci sarebbe nulla da eccepire! Potremmo anche attendere. Ma non è così! Perché l’operazione competenze, che avrebbe un senso solo se effettuata sui scala nazionale, viene invece rappresentata ed imposta, purtroppo, come un’operazione che deve essere effettuata dalle singole scuole. Tutto promana da quella legge 169 che non solo ci ha imposto il ritorno al voto, ma anche – perché fa fine in ambito europeo – la certificazione delle competenze, da effettuarsi anch’essa con i voti! Il che non sta né in cielo né in terra, ma Qualcuno ha voluto così! E negli ultimi mesi è stato un profluvio di norme, regolamenti mai giunti alla definizione formale, note e circolari che ripetono con monotonia la solita solfa: la certificazione delle competenze… s’ha da fare! Il tutto con un linguaggio che… più fumoso non si può!
Dalla Cm 50/09:
“Nella scuola primaria la valutazione periodica ed annuale degli apprendimenti degli alunni e la certificazione delle competenze da essi acquisite sono effettuati mediante l’attribuzione di voti in decimi…”-
“Per l’anno scolastico 2008-2009, nelle more di definizione del modello certificativo, previsto dall’articolo 10 del dpr 275/99, le istituzioni scolastiche dispongono in modo autonomo forme e modalità della certificazione”. Da sottolineare che si tratta di more che si perpetuano da un decennio!
Dalla Cm 51:
“L’articolo 3 della legge 169/2008 ha innovato la materia della certificazione delle competenze, prevedendo che sia accompagnata da un voto espresso in decimi, sia al termine della scuola primaria che della scuola secondaria di primo grado. In particolare, l’esito dell’esame conclusivo del primo ciclo è illustrato con una certificazione analitica dei traguardi di competenza e del livello globale di maturazione raggiunti dall’alunno”.
“In attesa della definizione, con decreto ministeriale, del modello di certificazione delle competenze di cui all’articolo 10 del dpr 275/99, le istituzioni scolastiche potranno procedere alla sperimentazione di propri modelli sulla base delle esperienze condotte negli anni precedenti”.
Di fatto, l’incapacità manifesta dell’Amministrazione viene scaricata sulle scuole! Facciano loro ciò che l’Amministrazione non è capace di fare! E l’autonomia delle istituzione scolastiche dovrebbe essere il pannicello caldo che sana tutto!
Ciò che stupisce è che, mentre si chiede alle scuole di certificare competenze che nessuno si è fatto carico di individuare, definire e descrivere, alle istituzioni scolastiche del secondo ciclo, invece, non viene chiesto di certificare le competenze conclusive dell’obbligo che esistono forti e chiare e sono chiaramente allegate al citato dm 309/07.
Veniamo all’ultima perla. Nel Regolamento del 28 maggio u. s. – quello approvato dal CdM, che ancora non è norma – leggiamo quanto segue: “Resta confermato l'obbligo scolastico fino al sedicesimo anno di età, sempre nel quadro del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione”. Che cosa significa? In primo luogo va segnalato l’errore formale di obbligo scolastico che tale non è, perché è obbligo di istruzione, almeno a tutt’oggi, perché dal prossimo anno scolastico potrà essere effettuato anche nei percorsi di formazione professionale (è bastato un brevissimo comma inserito nell’articolo 64 della legge 133/08)! E, in secondo luogo, che vuol dire “resta confermato”? Che le competenze allegate al dm 309/07 devono essere certificate, anche in assenza del modello di certificazione? E che lo devono predisporre i singoli istituti?
E perché allora non scrivere, come si è fatto per il primo ciclo? Nelle more… oppure, in attesa di… le istituzioni scolastiche procedano sulla base delle scelte effettuate in sede di programmazione, ecc… Purtroppo, si contano sulla punta delle dita gli istituti che all’inizio dell’a. s. 2007/08 si sono preoccupati di recepire quanto dettato dal dm 309/07. Sarebbe stata opportuna una nota ministeriale, ovviamente prodotta in tempo utile, per ricordare agli istituti l’importanza della innovazione e sollecitarli a farla propria. Ma così non è stato! Perché? E’ stata pura e semplice dimenticanza? Non credo! Il fondato sospetto è un altro: che un effettivo innalzamento dell’obbligo di istruzione alla nostra Amministrazione interessi assai poco o meno di poco! E non è solo un sospetto! Con questo ritorno alle bocciature di massa – ahi! Don Milani, dov’è finita la tua lettera? – garantire a tutti, non uno di meno, una istruzione lunga e distesa, che sia all’altezza di una società che oggi chiamiamo della conoscenza, costerebbe un pacco di soldi! E con una scelta fondata solo sui tagli c’è poco da aspettarsi! Perché i tagli sono funzionali ad una scuola per pochi, per i meritevoli… e… gli altri si arrangino!
Ma c’è un’ultima considerazione: le scuole del primo ciclo possono pure dilettarsi a certificare, tanto i loro titoli hanno un valore relativo, dato che ciò che conta sono le competenze certificate al termine del percorso obbligatorio. Sono queste le certificazioni che faranno testo – come un tempo la licenza elementare e fino a ieri la licenza media – perché un giovane possa proseguire nell’istruzione o nella formazione professionale. E per di più si tratta di certificazioni valide anche per il contesto europeo.
Insomma, a fronte di questo insieme di problemi, che riguardano il futuro di migliaia di nostri cittadini, la nostra Amministrazione ha scelto il silenzio, ovviamente…colpevole!
Neanche fossimo su scherzi a parte!
Roma, 5 giugno 2009