Il dibattito sul porto di Torre Talao si arricchisce di un nuovo intervento del Presidente dell'Associazione La Scossa Antonio Pappaterra che replica a sua volta alla dichiarazione del sindaco di Scalea Mario Russo che proprio ieri non era stato per niente tenero nei suoi confronti alzando il tono della polemica. Ecco il nuovo comunicato stampa di Pappaterra che ribadisce alcuni concetti e puntualizza varie questioni.
SCALEA - Il no sulla Torre Talao non è ideologico, ma è un “NO specifico” perché il progetto è privo di uno studio sulle prove in vasca, cioè, in pratica, di una simulazione dello stato reale del luogo. Si tratta di uno studio scientifico pratico che evidenzia in anticipo il rischio insabbiamento e l'erosione delle coste con e senza ipotesi della realizzazione della struttura portuale. Attraverso i dati e gli studi acquisiti delle correnti marine e i dati raccolti nel tempo di temperatura, movimento erosivo fluviale, geologia sottomarina, venti etc, si ottengono gli imput necessari per realizzare la prova che determina una prospettiva reale d'impatto della struttura portuale nel tempo.
L'amministrazione comunale possiede solo uno studio superficiale delle correnti marine e questo preoccupa, soprattutto, in relazione allo sviluppo del territorio e perché il rischio d'insabbiamento, o di erosione della costa non è calcolato. Le affermazioni del Sindaco di Scalea sullo sviluppo della costa tirrenica legata al Porto lascia spazio solo alla propaganda e nel tempo, come già visto in altre occasioni, l'illusione emanata dalla sue parole potrebbe lasciare solo spazio ad una triste desolazione. Per questo motivo gli ambientalisti si sono opposti alla scelta del sito. Al massimo, attorno a Torre Talao, allo stato attuale, potrebbe farsi una darsena, cosa che fu proposta anche dai Verdi.
Bisogna anche dire, però, che con la costruzione del Porto salteranno almeno 6 concessioni balneari e non mi sembra che il Sindaco abbia comunicato l'evento agli imprenditori turistici. Cosa che, fra l'altro, influenzerebbe la situazione del Piano di Spiaggia, costituito dopo anni di sofferenza. Il sindaco, per salvaguardare lo status delle concessioni balneari che andrebbero eliminate, dovrebbe così ridurre le aree demaniali di tutti gli operatori del Piano Spiaggia, di almeno il 50 %. Su questo credo che il confronto non solo dovrebbe farlo con noi, ma anche con gli operatori balneari.
Poi ci sono gli aspetti legati ai tempi di edificabilità. Il porto potrebbe diventare un cantiere aperto per almeno 30 anni, basta un cavillo burocratico o una questione economica irrisolta, (cosa che capita molto spesso nel mezzogiorno), e ci ritroveremmo un nuovo caso di “cantiere nel deserto”, come è stato l'esempio dell'ospedale di Scalea, per decenni abbandonato alla desolazione e l'aviosuperfice: altro che salotto nel centro città! Un altro motivo di negazione specifico è legato alla dinamica della scelta dei tempi di presentazione del progetto: un amministrazione comunale, a pochi mesi della fine del mandato, per questioni etiche, non dovrebbe permettersi di varare un opera dall'esito incerto e non desiderata dalla maggioranza dei cittadini. Tutto questo sembra e potrebbe aver solo sapore di business, fra appalti e probabili sub appalti la struttura rischia di insabbiarsi prima dell'arrivo di una mareggiata.
Antonio Pappaterra - Presidente La Scossa
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