Presentata a Castrovillari la proposta di Piano per il Parco. Pappaterra: "Un momento storico".
CASTROVILLARI - E' stata presentata mercoledì 15 luglio, a Castrovillari, nel Protoconvento francescano, alla Comunità del Parco e alla stampa e alle tv, la proposta di Piano per il Parco adottata dal Consiglio direttivo dell'Ente Parco nei giorni scorsi con la delibera 46. Una delibera che individua zonizzazione e norme di attuazione, destinata a rimanere nella storia dell'organo gestore l'area protetta calabro-lucana.
"E' un momento storico", hanno, infatti, commentato il presidente del Parco, Domenico Pappaterra e il presidente della Comunità del Parco, Sandro Berardone. Il procedimento avviato, per l'adozione delle "regole" che governeranno il territorio protetto, era atteso infatti da 16 anni, dall'istituzione dell'Ente.
Il Parco Nazionale del Pollino attiva, così, la procedura ufficiale di entrata in vigore del Piano per il Parco, uno strumento fondamentale, individuato dalla Legge quadro sulle aree protette, la legge del 6 dicembre 1991, n.394.
All'adozione del Parco seguirà un complesso iter che prevede un ruolo diretto da parte delle Regioni sentiti gli enti locali nonché i cittadini e tutti gli attori del territorio.
In sua assenza sono vigenti le Misure di Salvaguardia che indicano le cose che si possono fare e quelle che non si possono fare.
"Passare dalle misure di salvaguardia al Piano", ha spiegato Pappaterra "consentirà ai cittadini di poter contare più e meglio su un parco produttivo". "Ferma restando la tutela dell'ambiente e delle tante e importanti peculiarità del Pollino", ha precisato l'amministratore. Ben il 63% del territorio, infatti, ricadrà nelle zone "A" e "B", ovvero le zone di maggiore pregio naturalistico dove non è possibile effettuare alcun intervento. Le altre zone previste dall'apposita zonizzazione sono la zona "C" e la zona "D". In queste ultime sono possibili interventi. In particolare nella zona "C" sono incentivate le attività economiche tradizionali e consentiti interventi di ristrutturazione dell'esistente mentre nelle diverse zone "D", in cui rientrano anche i centri storici e i nuclei rurali, è anche possibile effettuare altri invertenti edilizi ed infrastrutturali.
Il Piano per il Parco è stato votato all'unanimità dal Consiglio direttivo del Parco, che Pappaterra ha ringraziato per l'impegno e per le diverse sensibilità e competenze espresse, insieme con la stessa Comunità del Parco che da giugno del 2008 ha svolto la concertazione propedeutica alla definizione della proposta. Un plauso Pappaterra lo ha rivolto anche all'Ufficio del Piano, diretto dall'arch. Giuseppe Bruno, appositamente costituito e che ha redatto il nuovo strumento. Strumento che consentirà al Parco di poter completare il lavoro che l'Ente sta svolgendo per dare vita ad un Accordo di Programma Quadro con le Regioni in cui programmare interventi da realizzare attraverso le risorse comunitarie.
"Il Piano predisposto - ha poi precisato Pappaterra - si base sulla perimetrazione vigente".
I successivi passi prevedono l'acquisizione del parere della Comunità del Parco (la prossima riunione si svolgerà a fine luglio) e poi lo strumento di pianificazione passerà alle Regioni Basilicata e Calabria.
Che cosa cambierà con il Piano
Indica la definizione di un modello di territorio cui tendere con un approccio dinamico attraverso azioni ed opere. Azioni quali, ad esempio le politiche attive di tutela per la natura, le politiche di incentivazione per il sistema socio-economico. Previsione di opere per le attrezzature e i servizi, quelle per la mobilità e altro.
L'obiettivo del Piano è, quindi, trovare la sintesi tra la tutela e la valorizzazione socio-economica partendo dal sistema di beni di cui il Parco dispone e che sono da conservare per il futuro, e dal territorio in quanto luogo di comunità che lo hanno vissuto e lo vivono. La linea d'intervento che il Piano per il Parco pensato dall'Ente Parco del Pollino propone, passa per la realizzazione di politiche di sviluppo durevole, compatibili, cioé, con le risorse e la loro conservazione, attraverso alcune linee d'azione principali riguardanti i comparti dell'agricoltura e del turismo, la governance, la difesa ambientale, la qualità della vita dei residenti.
Gli elementi significativi del Piano predisposto dall'apposito ufficio costituito dall'Ente Parco sono l'alto livello di protezione della natura tradotto con un parametro concreto: il 63% del territorio è incluso tra la zona "A" e la zona "B" ovvero le zone di maggiore pregio naturalistico dove non è possibile effettuare alcun intervento.
Le altre zone previste dall'apposita zonizzazione sono la zona "C" e la zona "D". In queste ultime sono possibili interventi. In particolare nella zona "C" sono incentivate le attività economiche tradizionali e consentiti interventi di ristrutturazione dell'esistente mentre nelle diverse zone "D", in cui rientrano anche i centri storici e i nuclei rurali, è anche possibile effettuare altri invertenti edilizi ed infrastrutturali.
Altri elementi significativi del Piano per il Parco del Pollino sono: l'attenzione per i Siti Natura 2000 e, quindi, l'individuazione delle linee di gestione del complesso sistema di SIC (Siti d'Importanza Comunitaria) e ZPS (Zona di Protezione Speciale); l'importanza della pianificazione a livello comunale; l'incentivazione al ruolo di presidio nelle zone rurali; attenzione per le vocazioni territoriali; priorità alle cittadinanze.
L'importanza della pianificazione a livello comunale vuol dire che nei territori a maggiore vocazione economica il ruolo fondamentale è dato ai Piani comunali, a cui si danno solo alcune linee d'indirizzo.
L'incentivazione al ruolo di presidio nelle zone rurali presuppone la definizione di decine di nuclei e aggregati rurali in cui s'incentiva le potenzialità di consolidamento, indirizzando verso maggiore qualità della vita e valorizzazione delle aree interessate; riduzione del consumo e della trasformazione di nuovo territorio; riduzione dei costi di realizzazione di urbanizzazioni e di erogazione dei servizi.
Attenzione per le vocazioni territoriali: nel Piano, oltre linee d'intervento simili e diffuse per tutto il Pollino, vi è anche il riconoscimento di specializzazioni da assecondare. Ad esempio per tutto il sistema: valorizzazione dell'agricoltura, recupero dei centri storici, innalzamento qualità della vita dei residenti. Per i sottosistemi territoriali: la valorizzazione delle aree lacuali, per le comunità italo-albanesi, per il sistema dei Mulini.
Priorità alle cittadinanze: le principali previsioni d'intervento si rivolgono prioritariamente ai cittadini e alle imprese (linee d'incentivazione sia per opere che per attività, previsioni per i centri d'insediamento rurale).
Infine, la pianificazione si realizza soprattutto attraverso politiche d'investimento e, in un caso come quello del Pollino, attraverso politiche d'investimento pubblico.
Per realizzare un Piano, dunque, ci vogliono risorse economiche. Il Pollino si candida ad un nuovo protagonismo territoriale attraverso la contestualizzazione con il quadro delle programmazioni comunitarie delle due Regioni, Basilicata e Calabria; la definizione di un nuovo strumento comune l'Accordo di Programma Quadro; la costruzione del quadro degli interventi strettamente legato alla sua sostenibilità finanziaria. L'analisi sui due POR regionali individua, infatti, potenziali coperture finanziarie per la maggior parte delle previsioni, sia per gli interventi pubblici che per gli interventi dei privati, sia per la realizzazione di opere, che per attività immateriali.
(infoParco) r.f. - Giovedì 16 Luglio 2009