"Le donazioni di sangue possono essere un rito di iniziazione per noi giovani?" Se ne discute al Caffè letterario P. e A. Verri di Papasidero. Ecco l'intervista di Elma Battaglia al responsabile Alberto Di Franco.
PAPASIDERO - Anche al Caffè letterario dei fratelli Verri a Papasidero si discute della cultura della donazione del sangue, costume da diffondere soprattutto tra la popolazione giovanile. Domenica 18 Ottobre si parla di questo in un incontro pubblico. Gocce di vita, quelle che ogni giorno alimentano speranza di sopravvivenza.
Per molti donatori è ormai una routine donare periodicamente un'opportunità in più a quei malati che ogni giorno affrontano innumerevoli sofferenze e disagi di ogni genere. Per altri, invece, rappresenta una cultura ancora da scoprire. Gli aspetti più salienti di questo dibattito si colgono nell'intervista ad Alberto Di Franco, giovane ideatore e fondatore dell'ormai famoso Caffè, salotto del piccolo centro del Pollino.
Alberto parlaci di questa iniziativa che si terrà domenica 18 Ottobre
«E' stata un'iniziativa concordata con il dottore S. Bellusci, presidente della sezione FIDAS Scalea, Santa Maria del Cedro, Santa Domenica Talao e Papasidero che mi ha proposto questa campagna di sensibilizzazione per i giovani. Le donazioni di sangue possono essere un rito di iniziazione per noi giovani? Ecco la questione sulla quale saremo chiamati a riflettere».
La cultura della donazione del sangue è molto radicata nel nostro territorio, secondo te cosa spinge la popolazione a donare una parte di sè per salvare un'altra vita umana?
«Io penso che il popolo calabrese sia molto sensibile a temi delicati come quello della donazione del sangue, anche grazie al fatto che questa cultura è già radicata nel tempo».
Chi interverrà a questo dibattito pubblico che vuole sensibilizzare la popolazione giovanile?
«Relazioneranno il dottore S. Bellusci, il sociologo Gaetano Galtieri, Valeria Carrozzino insegnante, Carlo Cassano presidente FIDAS di Paola, il sindaco di Papasidero Mario Bloise e il professore Pio Sangiovanni che per il caffè letterario è una vera e propria Condicio sine qua non».
Pensa che questa sua iniziativa possa essere ben accolta nel suo paese?
«Penso che la popolazione papasiderese risponda bene alla nostra iniziativa, anche se questo potrò dirlo solo sabato 24 quando ci sarà la raccolta del sangue con l'autoemoteca della FIDAS di Paola».
Cosa auspichi per il futuro del Caffè?
«Spero che il Caffè non diventi soltanto il punto di riferimento per Papasidero ma mi auguro che possa diventare la perla culturale dell'Alto Tirreno cosentino».
Un gesto di consapevolezza e solidarietà quello del donare il sangue può davvero salvare una vita o addirittura più vite. Non c'è istituzione o singolo che, da solo, possa far fronte a questa perenne emergenza che può essere superata solo con la consapevolezza e la solidarietà di tutti i cittadini e con l'ausilio di associazioni come la FIDAS.
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