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L'abito del Presidente. Considerazioni inattuali sulle elezioni americane

Sorprendente il risultato elettorale americano ma ancora di più lo è la svolta "presidenziale" del vincitore Trump, passato repentinamente dalle urla sguaiate e aggressive contro tutto e tutti i suoi avversari, all'atteggiamento compassato e bonario del vecchio saggio che si accinge a prendere le redini della più grande superpotenza mondiale. Ma nonostante i suoi sforzi per sembrare assolutamente normale nel preparare la transizione, affrettandosi a ripetere in ogni occasione che adesso è tempo che il Paese torni unito superando ogni divisione per lavorare tutti insieme in un rinnovato spirito patriottico, non sfugge a nessuno e sicuramente neanche a lui, lo stridore fra il Trump di una settimana fa e quello attuale.

Una macroscopica doppiezza che fa sorgere seri dubbi sulla vera natura del Presidente che ha cambiato toni e atteggiamenti con la naturalezza di chi cambia un vestito, da quello bellicoso, arrogante e insultante oltre ogni limite di civiltà ed educazione, a quello del buon padre di famiglia che richiama tutti i componenti ad avere finalmente un atteggiamento più collaborativo e meno litigioso.

Davvero sorprendente! Come se lasciasse intendere che fino ad ora si era soltanto scherzato, ma che adesso lo scherzo è finito e bisogna tornare a fare le persone serie e responsabili, in nome di una rinnovata concordia nazionale. Intenzioni nobili certamente, da sottoscrivere senz'altro, se non fosse però che il suo linguaggio di pochi giorni fa ha veramente passato il segno arrivando a dire che le elezioni sarebbero state valide soltanto se le avesse vinte lui e che diversamente non ne avrebbe accettato il risultato. Una rozzezza ed una violenza che ha dell'incredibile ed è stata davvero imbarazzante, ponendosi anni luce al di là della normale dialettica politica che, per quanto aspra e dai toni accesi non deve mai dimenticare le regole della decenza, senza trascurare il fatto che tutto il mondo assisteva sconcertato alla brutale e continua aggressività verbosa di questo discusso miliardario approdato alla Casa Bianca. Se davvero dobbiamo chiamare le cose con il proprio nome non possiamo non definire come delle grandi ipocrisie gli attestati di stima ed i ringraziamenti indirizzati alla rivale Clinton che fino a poche ore prima era stata apostrofata con i peggiori epiteti e le accuse più infamanti.

Infine, se le parole hanno un senso, come dev'essere, risulta molto difficile credere alle ostentate dichiarazioni pacifiche e di buonsenso che stiamo sentendo, anche perché accanto ad esse non sfuggono a nessuno le sinistre parate annunciate dall'organizzazione razzista del Ku Klux Klan per celebrare la vittoria del loro candidato Trump. Insomma, al di là del nuovo abito presidenziale indossato, resta tutto il degrado e l'odore nauseabondo del fango che, nonostante gli sforzi per ripulirlo, continua a sommergere ogni cosa.

Pio G. Sangiovanni
12/11/2016
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