RITORNO AL MEDIOEVO - In Francia è stata l'estate dei Rom "deportati" in Romania, in Belgio e Olanda nel mirino ci sono i musulmani, in Ungheria sotto tiro sono di nuovo gli ebrei, da noi, nell'Italia di Adro, dei respingimenti in mare, dei "meglio puttanieri che gay", delle impronte ai bimbi Rom e delle "classi ponte" per gli immigrati, tocca questa volta ai diversamente abili.
Nel giro di poche settimane abbiamo dovuto assistere alle performance oratorie sull'argomento del l'Assessore all'istruzione del comune di Chieri e del presidente della provincia di Udine, il leghista Pietro Fontanini. Entrambi auspicavano l'allontanamento degli alunni diversamente abili dalle scuole pubbliche, le cronache non ci dicono se per rinchiuderli nella solitudine della loro famiglie o per segregarli in quelle classi speciali, che, pensate a suo tempo come strumenti specificamente dedicati, si rivelarono poi strumenti di segregazione estesi un po' a tutti i diversi (ne sanno qualcosa i nostri emigranti in Germania, i cui figli spesso si ritrovarono e si ritrovano tuttora nella cosiddette "sonderschule").
In tutti questi casi il concetto che viene messo in crisi è quello dell'integrazione, anzi, come dicono i più avvertiti, quello della "interazione" : la parola integrazione, infatti, implicherebbe un concetto di accettazione in un contesto dato per scontato, che è discutibile. Non vi è dubbio infatti che, se al centro dell'integrazione vi è la relazione, la relazione, qualsiasi relazione, sia essa sociale o educativa o semplicemente interpersonale, non può essere univoca: lo "sguardo degli altri", soprattutto nel caso dei diversamente abili, conta tanto quanto, se non di più, delle tecniche di adeguamento al contesto, e non solo moralmente, ma soprattutto civilmente. In altre parole non si tratta di accettare, ma di riconoscere un diritto di cittadinanza che vive in sé e per sé, ancorché nella relazione con gli altri. Altro che rallentamento delle attività scolastiche!
E' paradossale dover ricordare tutto ciò proprio nel momento in cui il nostro Parlamento (questo Parlamento, con questa maggioranza, non un altro!) ha approvato, in base alla Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, la legge 170/2010 che riconosce i Disturbi Specifici di Apprendimento, approfondendo la già discretamente ricca legislazione in merito agli handicap nella scuola. E viene da chiedersi se queste leggi siano la rappresentazione di una classe dirigente affetta da schizofrenia galoppante o servano solo da paravento a pratiche ormai ampiamente diffuse di una discriminazione che assume di volta in volta una veste diversa: ora quella del razzismo ora quella della xenofobia, ora quella dell'intolleranza religiosa, ora quella dell'intolleranza sessuale, e adesso anche quella della presunzione di superiorità nei confronti dei diversamente abili.
Non può non venire a mente la sequenza dell'aforisma di Niemoeller, divulgato da Brecht , "Prima vennero a prendere....". E' bene dunque che, prima che, come nell'aforisma citato, non rimanga più nessuno a protestare ci si faccia sentire contro questo ennesimo proposito di discriminazione così come contro tutti gli altri.
Nel prossimo congresso nazionale di Proteo Fare Sapere l'argomento sarà oggetto di un ordine del giorno specifico.
Fonte: Newsletter www.proteofaresapere.it
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