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L'esperienza della scuola di don Milani a cinquant'anni da Lettera a una professoressa

ITALIASCUOLA - Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca organizza per il prossimo 5 giugno un evento dedicato a Don Milani, a cinquant'anni dalla sua scomparsa e dalla pubblicazione di "Lettera a una professoressa".
L'evento, che potrà essere seguito in diretta streaming su Rai Scuola al link www.raiscuola.rai.it/eventilive, era stato preannunciato dalla Ministra Fedeli nello scorso mese di aprile: "Avere una scuola aperta ed inclusiva era l'obiettivo di Don Milani ed è l'impegno del mio Ministero: aperta ed inclusiva significa anche capace di parlare a chi è più emarginato, a chi è a rischio dispersione - ha detto la Ministra -. Dobbiamo dare a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi, anche e soprattutto ai più deboli, gli strumenti per essere preparati ad affrontare il futuro".
Con l'occasione, i docenti, gli studenti e la comunità scolastica intera sono invitati ad effettuare una rilettura della figura di Don Milani soffermandosi non solamente sulla più celebre "Lettera a una professoressa" ma estendendo l'approfondimento anche ad altri scritti che riflettono i principi e i valori cui si ispira il suo operato e che sono alla base di una concezione di scuola inclusiva e realmente democratica.
Tra le pagine di quella Lettera, scritta dai ragazzi di Barbiana sotto la guida di Don Milani, si leggono le celebri frasi: "Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti uguali fra disuguali" e ancora: "La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde". A cinquant'anni da quell'atto di accusa nei confronti di una scuola che si diceva obbligatoria e aperta a tutti ma che Don Milani riteneva ancora nei fatti uno strumento burocratico di selezione delle classi sociali più deboli e disagiate, il suo insegnamento continua ad essere profondamente attuale, pur nel mutato scenario sociale e culturale.
Oggi la società globalizzata in cui viviamo è caratterizzata da molteplici cambiamenti, da discontinuità e contraddizioni che producono disorientamento e nuove forme di emarginazione culturale e di fragilità. Continua, quindi, ad essere più che mai moderno il messaggio di una scuola che deve rivolgersi prioritariamente a tutti i Gianni che non hanno avuto la fortuna di nascere in un ambiente culturalmente stimolante e che non avrebbero altrimenti possibilità di emancipazione. "Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile." L'I care di Don Milani si traduce, quindi, in un'attenzione e in un'accoglienza nei confronti di tutti, in particolare di chi in classe può sembrare svogliato, pigro, disinteressato.
La proposta di una scuola alternativa realizzata a Barbiana ha portato a costruire un'esperienza educativa che si contrapponeva all'impostazione della didattica tradizionale, fondata sulla lezione frontale, sulle interrogazioni e sull'uso acritico dei manuali. A Barbiana, con disciplina e lavoro costante, si leggevano i quotidiani e la Costituzione, si discuteva, ci si confrontava, si scriveva insieme costruendo il sapere all'interno di una relazione educativa tra pari in cui tutti imparavano ed insegnavano allo stesso tempo. I ragazzi erano impegnati nella soluzione di problemi reali e motivanti, collaborando e impegnandosi direttamente e fattivamente in quanto protagonisti del proprio apprendimento.
Si trattava di un modo di fare scuola che oggi si potrebbe ricondurre alla valorizzazione delle competenze intese, secondo le Indicazioni per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo, come "combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto" necessarie per "la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale e l'occupazione". Inoltre, nella scuola era soprattutto la parola, intesa come alfabetizzazione linguistica, un sinonimo di libertà e uno strumento indispensabile per la costante difesa della dignità umana.
Oggi la scuola realizza la propria funzione impegnandosi per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di
diversità, di disabilità e di svantaggio, fornendo a tutti gli strumenti culturali necessari per comprendere il mondo ed affrontare la vita. Le Indicazioni nazionali sottolineano come la scuola debba "offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; favorire l'autonomia di pensiero degli studenti,
orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi."
La ricorrenza dell'anniversario della morte di Don Milani può, dunque, essere l'occasione per una riflessione e un ripensamento su questi concetti e sulle pratiche didattiche volte a realizzare una scuola per le competenze, inclusiva e contro la dispersione.

30/05/2017
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