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WWF Calabria contro l'abbattimento dei cinghiali

POLLINO NEWS - Appello del WWF a Pappaterra per impedire la caccia al cinghiale nel parco del Pollino.
Il WWF Calabria si rivolge direttamente al neo Presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, per chiedergli di impedire il previsto abbattimento di Cinghiali all’interno dell’area protetta. Sul cosiddetto “Problema Cinghiale” il WWF punta il dito proprio contro quegli enti e quelle Associazioni (Province e Cacciatori) che per decenni hanno favorito la lucrosa e scellerata attività dei cosiddetti “ripopolamenti” di selvaggina, criticati unanimemente dal mondo scientifico in quanto finalizzata ad una semplice massimizzazione dei carnieri Sempre più spesso,come nel caso del Pollino, la presenza del Cinghiale diventa il semplice pretesto per introdurre di nuovo carabine, braccate e mute di cani in un’area protetta in cui per legge la caccia è vietata.

Già tempo fa il WWF ebbe modo di ribadire, dati alla mano, che la presenza dei Cinghiali sul Pollino andava valutata nella sua reale dimensione, riportando le conclusioni cui era pervenuta la Commissione di Studio del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Siena, secondo cui non esistevano “dati a conferma dell’esistenza di una qualche forma di impatto sulla biocenosi”.

Sulla base di questi fatti dunque non esistono i presupposti per l’applicazione delle deroghe al divieto di caccia di cui all’art.11 comma 3 della legge 394/91 in materia di aree protette, in quanto non sarebbero stati accertati quegli “squilibri ecologici” per ricomporre i quali le stesse deroghe sono ammesse. Quanto poi al numero di cinghiali presenti nel Parco lo studio dell’Università senese ammise l’inesistenza di dati precisi sul numero reale di cinghiali presenti sul territorio e proprio la mancata conoscenza della effettiva consistenza della specie all’interno del Parco, risulta in aperto contrasto con quanto previsto dalle “Linee guida per la gestione del Cinghiale nelle aree protette” del Ministero dell’Ambiente, per l’adozione di strumenti d’intervento quali gli abbattimenti.

A proposito dei danni provocati agli agricoltori, il WWF si chiede piuttosto quali misure preventive sono state adottate per impedirli, come ad esempio la protezione delle colture passibili di danneggiamento o il foraggiamento dissuasivo nelle aree boscate; se i danni denunciati sono stati effettivamente accertati e adeguatamente quantificati , perché il Parco non ha mai inteso attuare il piano di cattura sperimentale di 460 cinghiali inizialmente proposto e infine quali “metodi ecologici” proposti dall’ Istituto Nazionale della Fauna Selvatica sono stati adottati dal Parco sulla base di quanto previsto dall’art.19 .comma 2- della legge 157/92 in materia di tutela della fauna e disciplina dell’esercizio venatorio.

La “soluzione” che si vuole adottare, la cosiddetta caccia selettiva al Cinghiale, a parte le oggettive difficoltà tecniche di attuazione in zone a macchia mediterranea o boscaglia fitta, sa tanto di demagogia e di approccio semplicistico al problema, specie in considerazione dei danni incalcolabili causati dagli incendi non solo al patrimonio boschivo, ma anche, di conseguenza, alle popolazioni animali che nell’area protetta trovavano cibo e rifugio.

Il WWF ricorda che proprio il neo Presidente Pappaterra si è reso protagonista di accorati appelli affinché si ponesse fine alla devastazione che ha interessato migliaia e migliaia di ettari del parco nazionale ed è proprio per questa Sua dimostrata sensibilità che il WWF chiede al Presidente del Parco di considerare anche i gravi danni subiti dalla fauna e gli sconvolgimenti provocati nella stessa composizione e distribuzione delle popolazioni di Cinghiali. Fattori questi che non possono in alcun modo giustificare un “ricorso alle armi” per limitare i Cinghiali, dopo che il fuoco, riducendo gli habitat e le fonti alimentari e aumentando la competizione, ha accresciuto la mortalità naturale delle popolazioni dell’Ungulato e ridotto la sua densità costringendolo a spostarsi anche al di fuori del parco.

Infine non ci si può dimenticare il grave elemento di disturbo e di danno all’intera fauna del parco che la caccia al cinghiale comporterebbe, con il rischio di abbattimenti illegali anche nei confronti di specie più rare, come ad esempio il Capriolo. Aggiungere al fuoco degli incendi, quello delle doppiette, sarebbe allora come predicare bene e razzolare male, far seguire al danno un danno ulteriore. Tutto l’opposto di ciò di cui il Pollino ha bisogno, tutto il contrario di quello che gli ambientalisti si aspettano dal Presidente Pappaterra.

WWF Calabria 0963/995053
18/10/2007
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