Pesticidi, contaminate la metà della frutta e il 23% della verdura.
Lo rivela una ricerca di Legambiente. Sotto accusa in particolare i prodotti provenienti da Paesi con legislazione meno severa.
Una mela al giorno leva il medico di torno. Il detto, evidentemente, risale all’epoca pre-pesticidi: oggi non è più tanto valido.
Secondo un’indagine di Legambiente, “Pesticidi nel piatto 2005”, il 50% della frutta e quasi il 23% della verdura sono ricettacoli di veleni. Soprattutto se vengono dall’estero, dai molti Paesi che hanno normative piuttosto "tolleranti" in materia. “I numeri di questo rapporto - ha dichiarato Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente - evidenziano un quadro ancora preoccupante della presenza di pesticidi sulle nostre tavole. Ancora oggi nelle valutazioni ci si basa su una normativa vecchia di oltre 30 anni che non contempla affatto i rischi legati alle sinergie tra diverse molecole chimiche presenti su uno stesso prodotto.
Solo il nuovo regolamento europeo (n. 396 del 2005), introduce il concetto degli effetti del multiresiduo”. Qualche numero sui cocktail pestiferi, consumati dagli ignari italiani ogni volta che si fanno un’insalata, chiarisce meglio la situazione. Metà della frutta commercializzata in Italia è contaminata da uno o più residui di pesticidi.
Il 2,2% è addirittura fuorilegge. Per le verdure invece la situazione è leggermente migliore: il 22,7% presenta tracce di pesticidi, l'1,2% in concentrazioni pericolose. Anche i prodotti derivati (olio, pasta, vino, miele ecc) presentano tracce di molecole chimiche utilizzate in agricoltura nel 13,7% dei casi.
La situazione è grave, ma sta dando segni di miglioramento nel tempo, alemno per quanto riguarda i prodotti strettamente fuori legge: la percentuale di contaminazione era pari al 2% nello scorso anno, e scende all'1,4% nel 2005. Il dossier elaborato da Legambiente, in collaborazione con Salute&Gusto, progetto sulla sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino, presentato a Roma nell'ambito di Park Life, sottolinea che il numero di campionamenti totali di frutta e verdura è diminuito rispetto all'anno scorso quando sono stati analizzati 3.860 campioni di frutta e 3.893 di verdura contro i 3.601 di frutta e 3.478 di verdura di quest'anno.
Coldiretti preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno, e sottolinea il calo. In particolare, l’associazione degli agricoltori esalta la qualità dei prodotti “made in Italy”: “L'impegno degli imprenditori agricoli nazionali, che ha consentito all'Italia di acquisire la leadership europea nelle coltivazioni ecocompatibili e biologiche deve essere accompagnato – scrive una nota della Coldiretti - da un più severo impegno nei controlli sull'etichettatura di provenienza”.
E propone massima vigilanza, da parte delle autorità, “per evitare che vengano spacciati come italiani prodotti stranieri per i quali non esistono adeguate garanzie sanitarie”.
Fonte: Tuoquotidiano.it