Della serie, anche i grandi sbagliano. Potrebbe definirsi così il clamoroso errore in cui è incorso il mensile di scienza e cultura
Newton, una nota e seguita rivista che nel numero di marzo 2005 ha dedicato un interessantissimo servizio alle nuove frontiere della ricerca scientifica ed in particolare alle ricerche di antropologia molecolare sullo studio del Dna antico.
Una vera e propria
macchina del tempo è stata definita, che consente ogni giorno ai
temponauti, gli esperti dei laboratori del Centro di antropologia molecolare dell’Università romana Tor Vergata guidati dalla scienziata di fama internazionale Olga Richards, di tornare indietro di centinaia, migliaia, addirittura decine di migliaia di anni. A quando praticamente l’Italia era solo una lingua di terra con comode caverne sulle rive del mare per incontrare e scoprire chi erano i primi italiani.
E una delle caverne visitate è stata proprio la Grotta e il Riparo del Romito a Papasidero che rappresentano uno dei più importanti giacimenti preistorici dell’Italia meridionale. Un percorso preciso e di eccezionale interesse che ha attratto immediatamente gli studenti delle ultime classi del Liceo scientifico di Scalea i quali, proprio durante l’anno scolastico in corso, sono impegnati nel concorso
Saranno penne celebri che prevede anche la lettura e approfondimento dei contenuti proposti da due riviste scientifiche, la già citata
Newton e la
Macchina del tempo.
Tutto è andato benissimo, fra l’entusiasmo generale, tranne un particolare che ha lasciato studenti e docenti stupiti e un po’ sconcertati leggendo che la Grotta del Romito, si proprio quella che protegge l’enorme masso sul quale è inciso il graffito preistorico raffigurante il
Bos primigenius, viene localizzata “nei dintorni di Reggio Calabria”. A prima vista era sembrato un banale errore materiale, ci potrebbe anche stare anche se sarebbe comunque imperdonabile per una rivista scientifica di quel livello, ma ai ragazzi è sorto un dubbio ben più serio quando, scorrendo le pagine del servizio hanno ritrovato confermato fra le righe l’indicazione precedente e addirittura segnalata più oltre su una cartina dell’Italia con l’ubicazione esattamente alla punta estrema dello Stivale.
La sorpresa si è ben presto trasformata in una sorta di indignazione al punto che molti hanno deciso di prendere carta e penna per scrivere alla redazione della rivista per chiedere una rettifica immediata di quanto riportato non fosse altro che per correttezza di informazione ad un pubblico sempre più vasto che mostra grande interesse verso questo sito la cui ubicazione è stata improvvisamente e miracolosamente spostata a centinaia di chilometri di distanza.