Sabato 2 aprile è deceduto il pontefice Giovanni Paolo II, papa Karol Wojtyla, la guida religiosa dei credenti cattolici e una figura istituzionale di forte peso politico e morale nel mondo. Noi atei ci poniamo verso i cattolici e verso le persone vicine al papa con riguardo, rispettando il loro lutto.
Giovanni Paolo II è considerato uno dei più grandi papi della storia, un papa buono e amabile. Le precarie condizioni fisiche in cui negli ultimi anni versava il pontefice, hanno sicuramente contribuito ad accrescerne la simpatia, l’affetto dei fedeli e la compassione di tutti. Bisogna tuttavia discernere le considerazioni del livello umano da quelle riferite al ruolo istituzionale che determina le politiche della Chiesa nella società.
Giovanni Paolo II è stato un papa umano e caritatevole, migliore della grande maggioranza dei suoi predecessori che, nel corso della storia, hanno assegnato alla parola "papa" il significato di "tiranno sanguinario".
E’ stato un papa mediatico, dalle eccezionali doti comunicative, che ha mostrato segni di apertura e di dialogo con le altre confessioni religiose. Manifestazioni di apertura voluti e dovuti, in un mondo in cui i tempi sono cambiati grazie alle lotte di ogni tempo contro l’ottusità crudele che la Chiesa ha mostrato negli anni bui del passato. Posizioni di apertura che interessano però solo gli atteggiamenti esterni alla dottrina cattolica, la quale è rimasta chiusa, conservatrice e oscurantista. Basti pensare alle posizioni assunte dal papa Wojtyla su temi sociali importantissimi come la condizione della donna, gli omosessuali, le coppie di fatto, l’Aids, aborto, divorzio, ricerca medica sulle cellule staminali, procreazione assistita ecc.. Posizioni che spesso hanno assunto toni oltraggiosi e ingerenti.
Inaccettabili sono le provocazioni lanciate ai non credenti, demonizzando l’ateismo, alla stregua del comunismo, definendolo uno dei peggiori mali del mondo. L’ateismo è un pensiero sano e di grande rispettabilità intellettuale.
Così come non possono essere accettate le ipocrite scuse per gli errori della Chiesa nei tempi in cui uomini ecclesiali loschi e crudeli compivano i reati più riprovevoli della storia umana. Scuse insufficienti e fittizie con le quali il papa non ha mai preso le distanze dai papi precedenti, lo dimostra ad esempio la beatificazione di Pio IX. Nessun passo indietro è stato compiuto dal momento che non si è mai rinunciato a definire la Chiesa "infallibile".
Bisogna, per concludere, prendere atto di come i media abbiano gestito l’evento, proponendo vasti palinsesti tra informazione alterata da indottrinamenti confessionali, senza possibilità di critica, anche all’interno dei telegionali. E come se non bastasse, si è andati oltre, con veri e propri tentativi di catechismo con la proiezioni di film impertinenti alla mera informazione relativa all’evento della morte del papa. Un altro esempio di come sempre più frequentemente le televisioni pubbliche soggiacciono al potere della Chiesa.