Non è una poesia, infatti non vi è metrica e nessuna regola, è solo un semplice scritto, dettato dal cuore, è solo una testimonianza di un grande legame e personale atto d’amore nei confronti del mio paese, della gente, della mia terra, della mia famiglia e di tutte quelle care cose preziose che la vita nel mio paese, mai dimenticata, mi ha insegnato.
È il ricordo dell’Argentino e della mia fanciullezza, il ricordo per la terra di mia madre, e per questo, è ancora ricordo vivo, irrinunciabile, prezioso. (Domenico Cannazzaro)
ARGENTINO
Ed ora sei tra le mie care cose …
Da bambino mi cullavi, con te giocavo,
custodivi la mia casa ed un tempo felice oramai lontano.
Quanto ti amo! Dolce, caro, vecchio Argentino
Ora, quando da te ritorno, ti saluto con il pianto in gola.
Odo con il tuo dolce frastuono, il richiamo lontano della Madre mia,
le voci, i canti, la fioia di quella sera di marzo attorno al pagliaio,
il fuoco, i riflessi d’oro e gli occhi arrossati di un bimbo,
i campi, le donne con il cesto sul capo, l’albero del noce, la centrale, ‘’l’unnu’’,
‘’a vasca’’,
‘’l’armu lungu’’, i contadini che stanchi rincasano,
quell’attesa, al passaggio, di un saluto e di un sorriso.
Rivedo l’estate, la vita intorno a te, ed il paradiso dei tuoi colori.
Quanto ti amo, dolce caro vecchio Argentino.
Oggi, lucente e fulgido appari al forestiero che ti mira, ma non a me
Che ti appartengo … E triste ti osservo … mi rispondi, ti commuovi e mi consoli,
ed io al tuo petto, sicuro, mi adagio.
Breve è il tuo corso che il tempo piano trascina, come breve fu il nostro
Tempo felice, quel tempo che serbi geloso, come padre severo
Ferito d’amore