ORSOMARSO - Non si sono ancora placate le proteste da parte di molti cittadini orsomarsesi che si sono praticamente ritrovati per circa 12 ore impossibilitati a comunicare all’esterno con il telefono fisso, cellulare e, naturalmente anche tramite internet. Stavolta comunque la neve non centra niente, si è trattato di un “normale” disservizio che è frutto probabilmente della nuova filosofia gestionale legata alla vocazione al risparmio a tutti i costi, poco importa se poi a pagarne le conseguenze siano i malcapitati utenti ai quali improvvisamente viene negato il diritto di comunicare liberamente.
Ancora non si è riusciti a capire il motivo reale del verificarsi di situazioni che stanno avvenendo un po’ troppo spesso, ragion per cui c’è già chi comincia a indispettirsi, anche perché non sono pochi coloro che utilizzano il telefono, il fax e internet per lavorare per cui, oltre alla beffa, vi è a volte anche il danno economico.
Inutile, infine, rivolgersi agli ormai famigerati numeri verdi, diventati dei veri e propri labirinti di linee e di postazioni di operatori che ti palleggiano da un terminale all’altro finendo il più delle volte, in qualche “binario morto” ad attendere qualcuno che non risponderà mai. Conclusione: il malcapitato utente riattacca violentemente la cornetta dopo aver esaurito completamente la scorta di pazienza a disposizione.
Ma non sono solo questi i disservizi che si verificano ad Orsomarso di questi tempi. Che dire infatti delle Poste? I ritardi nella consegna della posta sono stati drammatici, bollette arrivate dopo la scadenza e persino i biglietti di auguri di Natale rischiavano di arrivare per Pasqua.
Anche qui proteste e lagnanze, ma niente si muove ancora, tranne il solito gioco a scaricabarile dal quale, chiaramente, non esce mai il responsabile. Che fare dunque? Non è facile rispondere. L’importante, comunque, è non abituarsi all’idea che quello che succede è frutto della fatalità ed è quindi normale che accada. È invece necessario che il cittadino impari a rivendicare con sempre maggiore forza i propri diritti, a cominciare da quello di chiedere di vivere in un paese “normale”, dove i servizi funzionano regolarmente, tranne che in casi davvero eccezionali.