VERBICARO – Presso la sede della Banca di credito cooperativo dell’alto Tirreno della Calabria erano in molti, ieri mattina, gli operai idraulico forestali gestiti dalla Comunità montana di Verbicaro per conto della Regione Calabria, in fila agli sportelli per poter riscuotere, finalmente, le spettanze dei mesi di agosto e settembre 2004.
Un’attesa lunga ed estenuante che ha messo a dura prova le disponibilità economiche di questi lavoratori, quasi tutti monoreddito, che si sono dovuti barcamenare fra le immaginabili difficoltà di dover provvedere comunque alle esigenze quotidiane di mandare avanti la famiglia. Si è trattato talvolta di fare dei veri e propri salti mortali confidando, magari, nella comprensione e pazienza dei negozianti di generi alimentari o di articoli scolastici, di aspettare l’emissione del mandato di pagamento da parte dell’ufficio finanziario della Comunità montana.
“Ma come mai – si chiedeva qualcuno – abbiamo dovuto attendere più di tre mesi prima di ricevere le mensilità maturate, visto che, a quanto sembra i fondi regionali erano stati già accreditati presso l’Ente montano?”. Dei veri e propri sfoghi quasi gridati che crescevano ulteriormente di intensità se si considera anche il fatto che i mandati appena messi in pagamento non comprendono la totalità delle spettanze maturate durante il 2004; infatti tutti i lavoratori devono ancora percepire le giornate di lavoro effettuate nei mesi di ottobre e novembre.
Una situazione di tensione evidente che rischia di esplodere da un momento all’altro se si pensa al fatto che la Comunità montana ‘’Alto Tirreno’’ di Verbicaro sta attraversando uno dei periodi più neri della sua storia, strangolata dai debiti da pagare all’impresa che ha eseguito i lavori del disinquinamento costiero, la quale ha già attivato tutte le procedure per il recupero della somma che è superiore ai 2 milioni di euro. Questo stato di cose estremamente precario viene vissuto dagli oltre 140 operai idraulico forestali con quel senso di grande incertezza di chi si sente come l’anello più debole della catena e tenta disperatamente di trovare dei punti di riferimento istituzionali ai quali cercare di aggrapparsi.
Per l’ennesima volta, questi lavoratori reclamano una definizione del loro rapporto di lavoro che li possa far uscire definitivamente da questa specie di limbo nel quale sono costretti a stare da circa un ventennio. Una decisione che eviti cioè il ripetersi, ogni anno, di doversi affidare all’adozione di quei provvedimenti assunti all’ultimo momento dal Consiglio regionale per reperire i fondi di bilancio da destinare al loro fabbisogno.