ORSOMARSO – L’allarme carbonchio continua a tenere banco anche sul versante tirrenico del Parco nazionale del Pollino. Alle numerose prese di posizioni che si sono succedute nel corso delle ultime settimane, espresse da amministratori locali, rappresentanti di associazioni e consiglieri regionali, si è aggiunta due giorni fa quella del Comune di Orsomarso il cui territorio, com’è noto, ricade per oltre due terzi all’interno dell’area protetta.
Preoccupato per una situazione che non appare per niente sotto controllo, e sollecitato da varie parti ad assumere un’iniziativa diretta, l’assessore all’Ambiente del centro montano Antonio Papa, ha scritto una lettera nella quale chiede alle autorità politiche della Regione Calabria, all’Ente parco nazionale del Pollino e al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria n.1 di Paola, di far conoscere quali iniziative sono state adottate per frenare una eventuale espansione del carbonchio e per difendere, quindi, la salute della collettività calabrese.
Nella sua premessa l’assessore Papa parte dalla considerazione che il territorio del comune di Orsomarso, limitrofo a quello lucano, è molto ricco di selvaggina, in modo particolare cinghiali che, nel loro spostamento potrebbero trascinare anche le spore del carbonchio. Una preoccupazione, quella del rappresentante dell’Amministrazione comunale, che nasce anche dal fatto che “siamo nella stagione della raccolta dei funghi e nel pieno dell’attività venatoria, tutti fattori positivi per una eventuale propagazione dell’epidemia”; attività rispetto alle quali non è intervenuto alcun provvedimento di divieto, come invece è stato fatto nei paesi del versante lucano del parco del Pollino dove, comunque, sono stati registrati i numerosi casi di morti di animali sia selvatici (cervi e cinghiali), che domestici (mucche, cavalli, pecore, ecc.).
La richiesta di effettuare un attento monitoraggio sul territorio per verificare se si fossero verificati casi anche nella parte calabrese del parco oltre, quindi, la ‘’cintura sanitaria’’ predisposta dalle autorità della Regione Basilicata, diventa sempre più insistente e ne sono interpreti vari rappresentanti delle istituzioni ai diversi livelli. Nei giorni scorsi della questione si erano occupati anche gli ambientalisti dei Vas del Tirreno che tramite un loro documento avevano sollecitato l’immediata adozione da parte delle autorità competenti per territorio, di provvedimenti di sospensione dell’attività venatoria ed il contestuale divieto della raccolta dei funghi sia all’interno del perimetro del parco, che nelle aree adiacenti.