Riaffermare il valore costituzionale della scuola pubblica e tutelare la dignità, il ruolo e la funzione dei docenti. Primo passo per salvaguardare le libertà costituzionali e democratiche delle nuove generazioni e dell'Italia.
ITALIA2019 - La Scuola è la vera ossessione di questi mestieranti della politica di oggi. Ormai non ci si deve meravigliare più di niente di quello che si sente e succede intorno a noi e non basta più neanche scandalizzarsi; lo si era capito già da un pezzo. Da quando, cioè, vari schieramenti politici avevano cominciato a sollevare il problema dei libri di testo, soprattutto di storia e filosofia, in uso nelle scuole italiane, considerati di parte se non addirittura faziosi, manipolatori della verità e dei fatti storici, perché scritti da autori di "sinistra" o comunque di matrice marxista. Nel mezzo l'unica grande ossessione: i docenti non devono fare politica! Evidentemente ignorando completamente il significato di una parola che fin dall'antichità è stata alla base dell'idea stessa di democrazia e di diritto/dovere di cittadinanza.
I protagonisti di simili prese di posizione a dir poco pretestuose, non hanno mai avuto a cuore il bene della scuola e, men che mai, il rispetto della dignità e della funzione docente; al contrario si voleva colpire proprio il sistema scuola pubblica per come magistralmente disegnato dalla Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalle macerie della Seconda Guerra mondiale e della dittatura fascista. Un disegno preordinato con precisione scientifica, infarcito di ideologia autoritaria e reazionaria e divulgato da tanti replicanti spesso completamente ignari della portata devastante di atteggiamenti, messaggi e insinuazioni che miravano a colpire il cuore stesso di uno degli organismi fondanti della Repubblica. Già, l'ignoranza, o l'analfabetismo di ritorno, per usare una espressione di cui gli esperti si servono per indicare in modo efficace un fenomeno molto preoccupante che investe ampi settori della società attuale, in cui milioni di persone hanno ormai deciso di smettere di ascoltare e di imparare, per pigrizia o per l'arroganza di sentirsi arrivati, riducendosi a riprodurre banalità e frasi fatte, vuote di senso compiuto ma cariche di un odio e di una violenza inaudita e aberrante. Una situazione generalizzata e preoccupante che non risparmia nessuno e che si traduce in una incessante ricerca di sensazionalismo e di notorietà social, di fatto effimera ma devastante nella sostanza.
Sono da ascrivere a un simile contesto episodi, atteggiamenti e proposte che hanno avuto ampia eco sulla grande stampa e sull'altrettanto grande piazza virtuale: Installazione di telecamere nelle aule ed ambienti scolastici (una sorta di grande fratello, non avendo alcuna contezza del fatto che in moltissime scuole il sistema di videosorveglianza è in funzione da tempo nel rispetto della legge in materia) e da ultimo in ordine cronologico, la proposta di una sindaca del Nord di effettuare una specie di censimento dei "docenti di sinistra", rei a suo dire di esercitare "bullismo ideologico" nei confronti degli studenti. Idea lanciata via social e poi declassata a "centro di ascolto" gestito dal Garante per l'infanzia nominato dalla stessa sindaca. Al di là delle considerazioni di merito e del libero e legittimo esercizio del diritto di critica e cronaca, senza voler entrare nello specifico dei dati posti alla base di una così grave iniziativa (una decina di presunti casi segnalati in tre anni in un comune di trentamila abitanti!), sembra quanto mai opportuno invitare tutti, a cominciare dalla sindaca, a leggere la norma costituzionale che è la sola guida certa alla quale fare riferimento.
- Cominciamo dall'articolo 28 della Costituzione che vincola in modo lapalissiano i docenti, quali funzionari dello Stato e testualmente recita: "I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici".
- Concetto ribadito in modo altrettanto cristallino dall'articolo 54 della Costituzione, del quale mi piace sottolineare il principio dell'adempimento delle funzioni pubbliche con "disciplina ed onore":
"Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge".
- Principi potentissimi nella loro semplicità e unicità, ai quali si può senz'altro affiancare l'altrettanto inequivocabile art. 33 della Costituzione che sancisce il principio della libertà d'insegnamento: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato (...)".
- Ed infine, ma non ultimo, l'articolo 49 della Carta costituzionale, un altro principio basilare per il funzionamento della vita democratica del nostro Paese, posto a sua garanzia:
"Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale".
Un richiamo forse superfluo ma che, alla luce di quanto detto in premessa, è giusto e doveroso fare al fine di evitare uscite estemporanee forse dovute ad ignoranza, se non a malafede, che invocano provvedimenti o procedure assolutamente illegittime ed illegali che colpiscono al cuore la nostra democrazia ed uno dei suoi organi vitali, la scuola appunto, attraverso i suoi veri pilastri che sono i docenti.
A simili soloni dei diritti e dei doveri si può soltanto ricordare che l'unico intervento che si può e si deve invocare con forza, è quello delle istituzioni deputate al controllo ed alla repressione di atteggiamenti e pratiche contrarie alla legge ed ai principi di deontologia professionale. Il resto restano soltanto inutili "banalità", con l'aggravante, questa sì imperdonabile, che a proferirle è un rappresentante dello Stato democraticamente eletto, al quale non è assolutamente consentito di disconoscere le norme costituzionali e in violazione di queste ultime proporre forme discriminatorie ed autoritarie, lesive dei diritti individuali più elementari, che vanno in direzione di un imbarbarimento delle relazioni sociali attraverso forme di becero ostracismo o di invito a vili pratiche delatorie che riportano a periodi davvero bui della nostra storia.