RECENSIONI - "I nuovi volti del Mediterraneo. Dalle guerre altrui in terra di nessuno alla resistenza del popolo curdo" di Elma Battaglia.
Nel panorama ampio di studi, ricerche, monografie, articoli di cronaca e indagini specialistiche, il libro di Elma Battaglia si pone in una posizione del tutto diversa e rappresenta un tentativo originale sicuramente riuscito di avvicinarci a quella realtà che quotidianamente riempie le pagine dei giornali, dei canali televisivi e lo sterminato mondo delle informazioni social. Che sia non solo un lavoro di ricerca accademica, ma anche e soprattutto la manifestazione netta di una scelta militante e di campo, lo si capisce subito dalla forte carica evocativa contenuta già nel titolo: "I nuovi volti del Mediterraneo. Dalle guerre altrui in terra di nessuno alla resistenza del popolo curdo", uscito nel marzo 2016 per le Edizioni Erranti di Cosenza. Come sempre accade quando si parla dell'area del Mediterraneo, il vecchio e il nuovo si intrecciano in modo indissolubile, dal mito greco alle pulsioni dei nazionalismi di ogni età, da Omero a Fernand Braudel, un mare protagonista di scambi commerciali e di affascinanti relazioni culturali, cuore pulsante delle grandi civiltà occidentali, ponte sempre aperto con il medio e l'estremo Oriente. Ma anche un mare attorno al quale si sono consumate le grandi tragedie della storia, provocate dalla volontà di potenza dei tre giganti che si affacciano sulle sue sponde. I tre grandi continenti che spesse volte nelle varie epoche storiche si sono trasformati in altrettanti mostri che si sono accaniti in guerre di conquista, talvolta diventati veri e propri scontri fra civiltà, secondo una lettura degli avvenimenti che ancora oggi molti studiosi ed esperti di geopolitica, vorrebbero riproporre per rappresentare l'esplosione del fenomeno del terrorismo fondamentalista di matrice islamica. Ed è proprio da questa base di partenza che Elma Battaglia, laureata in Scienze per la Cooperazione e lo Sviluppo all'Unical, inizia la sua ricerca diventata immediatamente un vero e proprio viaggio in uno dei luoghi più caldi e di conflittualità del pianeta: l'area compresa fra Turchia, Siria, Iraq e Iran dove vive uno dei popoli più martoriati della storia recente, a partire dalla fine della prima guerra mondiale. I Curdi, 30 milioni di abitanti che non hanno una patria riconosciuta e nella quale esprimere liberamente la propria cultura, lingua, tradizione e, in una parola, la propria civiltà. Tutti valori sacrosanti che non dovrebbero essere negati a nessuno ma che invece vengono impediti ormai da oltre un secolo con una folle politica di "turchizzazione forzata" giunta a considerare reato il semplice fatto di voler continuare ad usare la propria lingua, quella curda e non quella dello stato-nazione turco.
La giovane studiosa, che ha effettuato il percorso di studi di base a Orsomarso, suo paese di origine, e al Liceo Metastasio di Scalea, procede secondo la metodologia della ricerca sul campo, guidandoci nella sua analisi della realtà dei fatti, alla radice delle grandi questioni, con nomi e cifre. Un percorso che prende in esame la società capitalistica e i sistemi economici basati sul neoliberismo, che produce ingiustizie e lacerazioni profonde e che ha il suo naturale supporto nello Stato-nazione come strumento ormai inadatto a governare la civile convivenza tra i popoli e, anzi, origine di nuove divisioni e conflitti sempre più sanguinosi e diffusi a livello planetario. L'analisi dell'esperienza vissuta a contatto con storie di violenze e atrocità inenarrabili lascia trasparire anche elementi di coraggio e inaudite manifestazioni di speranza e di slancio verso un futuro in cui i concetti di autodifesa, autogoverno e democrazia dal basso basata sul Noi e sulla Comunità, si pongono come prospettiva concreta verso una nuova frontiera della democrazia, ben oltre, quindi, quella ormai monca, mutilata e incompiuta nata con la rivoluzione francese.
Il lavoro di Elma Battaglia ripercorre le vicende della storia recente, dalle cosiddette "primavere arabe" all'esplosione tragica del fenomeno Daesh, del califfato del terrore, ed alla resistenza armata del popolo curdo, con un ruolo da protagonista delle donne comandanti che sembra quasi paradossale in un mondo con prevalenza di una religione che predica e impone un ruolo assolutamente subalterno e degradante della donna. Il viaggio nel Kurdistan turco a ridosso dei confini con la Siria ci fa conoscere il rito Nevroz (nuovo giorno), la festa del fuoco e della primavera che riconduce alle radici profonde di un'area del mondo da sempre considerata come la culla delle grandi civiltà. Una festa che ancora di più assume il valore simbolico di libertà, dove il fumo di questi grandi falò oltrepassa i confini di ogni singola comunità, anche quelli dello stato-nazione turco, e porta con sé un grande messaggio di unità e fratellanza. In questi nuovi volti del Mediterraneo, rappresentati dal dramma dei popoli e dei migranti lungo le rotte della morte, ma anche dalla resistenza eroica di Kobane e dall'esperienze di autogoverno della regione del Rojava in Siria, viene delineata anche una nuova frontiera nello scenario geopolitico, sia dell'area mediorientale che a livello globale. Si parte da un'idea affascinante, dal vago ma luminoso sapore dell'utopia, che preconizza il superamento del sistema capitalistico sulla spinta della volontà rivoluzionaria di "democratizzare la democrazia", secondo la formula dell'autogoverno dal basso, delle municipalità, dell'ecologia sociale, dell'antinazionalismo e della tolleranza religiosa.
Questa nuova prospettiva viene ispirata dalla lezione di Ocalan (APO), leader indiscusso e storico della secolare lotta del popolo curdo che, durante l'esperienza del carcere nelle prigioni turche, ha maturato una diversa via da percorrere in una nuova dimensione di libertà e civile convivenza fra i popoli, compreso quello curdo. Una vera e propria rivoluzione pacifica basata sul superamento della lotta armata come strumento per risolvere i problemi; la rivoluzione delle donne con il superamento del patriarcato, ma non della famiglia, anzi liberando la famiglia.
E la Turchia? Secondo questa nuova prospettiva il nazionalismo è destinato ad avere vita breve, nonostante il pericolo gravissimo derivante dalle allucinazioni neo-ottomane del leader turco Erdogan. Insomma un libro di grande fascino e ricco di speranza che, paradossalmente, nasce proprio da uno dei luoghi più martoriati della Terra, con un popolo curdo che pensa ad una nuova dimensione di patria, non più basata sulla divisione e sul confine. La nuova frontiera intravista da Elma Battaglia nel suo lavoro ribalta anche le categorie solite del linguaggio in cui i veri disperati sono i terroristi e tutti coloro che seminano odio, violenza, morte e distruzione; in cui la guerra non risolverà mai i problemi, anzi, acuisce i vecchi e ne crea di nuovi. Perché la lezione della storia ci ha sempre insegnato che quando finisce una guerra, ci sono già i presupposti perché ne scoppi un'altra.