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Quelli che vincono sempre. Trasformismi e gattopardismi della politica italiana.

IL SETTIMANALE - Le vicende politiche convulse dell'amministrazione Cinque stelle di Roma mettono in evidenza un'assoluta verità che vuole che ad ogni competizione elettorale, anche in quelle in cui sembra che tutto venga sconvolto da cambiamenti che sembrerebbero epocali e capaci di spazzare via tutto il vecchio marciume, alla fine ci sono sempre gli stessi soggetti che risultano essere i veri vincitori. Si tratta di persone e gruppi che fiutano in anticipo quelli che sono i "cavalli" vincenti e con grande intuito e lungimiranza si spostano con maestria diventando paladini del nuovo, indossano gli abiti del rivoluzionario antisistema e posano accanto al vincitore il quale, a sua volta si compiace di avere tanti fan ed impensabili sostenitori apparentemente tanto disinteressati.

A Roma tutto il polverone sollevato dalle nomine nei posti nevralgici del governo cittadino di persone che poi hanno dovuto dimettersi sotto l'incalzare di una ridda di voci su presunte collusioni o coinvolgimenti diretti con un passato non proprio esaltante e torbido, confermano esattamente questa regola. Non potrebbe essere diversamente, se andiamo ad analizzare le percentuali degli elettori che si recano alle urne sempre in numero minore e che comunque sembrano ormai far parte di una maggioranza variabile, soprattutto in una fascia che sa di essere determinante e fa valere questo suo peso specifico, spostandosi a seconda della convenienza e delle fette di potere che riesce ad accaparrarsi nel momento in cui decide di orientare il proprio peso elettorale.

Una sorta di zona grigia, ben mimetizzata nelle pieghe di un potere effettivo, sempre pronta a cogliere l'attimo propizio per saltare al momento giusto sul carro del sicuro vincitore, salvo poi passare alla cassa a riscuotere. La grande ventata di cambiamento, quindi, non sarebbe altro che una enorme bufala, un colossale gioco furbesco al quale molti ingenui forse hanno creduto sinceramente nella fase cruciale della campagna elettorale, per poi essere disillusi dalla cruda realtà dei fatti, che presentano le solite estenuanti manfrine alla ricerca della quadra dei conti nella formazione degli esecutivi e nella copertura degli innumerevoli posti di sottogoverno, che poi tanto sotto non sono, visto che in Italia sempre più spesso i presidenti o direttori di municipalizzate o grandi partecipate, guadagnano più del Presidente degli Stati Uniti d'America.

E intanto il teatrino della politica sembra accapigliarsi attorno a questioni che sono disperatamente serie, ma che nessuno alla fin fine ha realmente intenzione di risolvere veramente. Anche questa volta sembra dover amaramente constatare l'estrema attualità dell'antico adagio gattopardesco che vuole che "bisogna che tutto cambi, perché tutto resti così com'è".

Pio G. Sangiovanni
07/09/2016

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