La presentazione de "La via del sale" di Giovanni Russo e Pietro Rotondaro diventa occasione di confronto programmatico fra politici e mondo della cultura.
ORSOMARSO - Un vero e proprio tavolo culturale e politico-programmatico per l'elaborazione di un progetto di sviluppo duraturo per Orsomarso, partendo dal patrimonio inestimabile di risorse storiche, artistiche, archeologiche, culturali e naturalistico-ambientali del suo territorio. Può essere questo, in estrema sintesi, il messaggio che si coglie dall'evento svoltosi nel tardo pomeriggio di sabato 9 gennaio 2015 nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, incentrato sulla presentazione di "La via del sale", il nuovo lavoro di ricerca effettuato da Giovanni Russo e Pietro Rotondaro, con il quale è stata lanciata una ipotesi di ricostruzione dell'antico itinerario di collegamento fra Ionio e alto Tirreno, incentrata su quella che fu fin dall'antichità la preziosa miniera di salgemma di Lungro. Un parterre di alto livello, quello dei relatori della serata, i cui lavori sono stati coordinati in prima persona dal parroco don Mario Spinicci, e composto dal sindaco di Orsomarso Antonio De Caprio, dal docente di Storia medievale all'Unical Pietro Dalena, dall'editore Settimio Ferrari, che ha pubblicato l'opera, e da una autorevolissima rappresentanza politica composta dalla parlamentare Enza Bruno Bossio, dall'assessore alla Regione Calabria Federica Roccisano e dal consigliere regionale Giuseppe Aieta.
Alla presenza di un numerosissimo pubblico, composto da gente di Orsomarso ma anche da persone provenienti dal vasto comprensorio del Parco del Pollino e da altri paesi della Calabria, dopo il saluto di don Mario Spinicci che ha fatto gli onori di casa e del sindaco Antonio De Caprio, è intervenuto il prof. Dalena che ha approfondito la tematica toccata dalla ricerca di Giovanni Russo (definita come una "intuizione"), inserendola nel più ampio panorama della ricerca storico-culturale che copre un periodo molto ampio che va dalla Magna Grecia, agli albori dell'età moderna. Il docente Unical ha delineato il complesso sistema delle direttrici viarie che collegavano le diverse aree geografiche a livello locale, regionale e nazionale, sia marittimo che terrestre. Uno scenario particolarmente affascinante nel quale si affacciano importanti avvenimenti di politica internazionale con grandi sovrani e potenti eserciti, ma dove compare anche il cuore pulsante di vita delle comunità locali e le loro quotidiane interazioni attraverso gli eterni tratturi che si insinuano tra i valichi della dorsale appenninica e lungo le profonde valli scavate dal corso dei fiumi Lao e Argentino. Un tempo in cui la montagna univa e i grandi boschi di latifoglie di conifere erano fonte di sostentamento per le popolazioni ed elemento di riferimento per gli scambi commerciali su larga scala, come pure risorsa imprescindibile era il salgemma estratto dalla miniera di Lungro.
Un quadro complesso e ricco di spunti di riflessione, quello delineato dalla lezione del prof. Dalena, sul quale si è innestato l'intervento di Giovanni Russo che, con l'ausilio degli scatti fotografici realizzati da Pietro Rotondaro, ha fatto ripercorrere idealmente al pubblico i luoghi delle sue ricerche ed i riferimenti storici sui quali è basata la sua ipotesi di collocazione della via istmica "salinara", lungo la quale viaggiava il prezioso minerale estratto dal ventre delle montagne di Lungro. Un percorso antico che si intrecciava con un dedalo di itinerari minori di collegamento fra i vari paesi o singole località e contrade, lungo i quali si spostarono anche grandi asceti e monaci come Nilo da Rossano, per raggiungere le decine di monasteri dell'Eparchia del Mercurion, le cui testimonianze artistiche e architettoniche sono parte integrante di paesaggi di rara ed affascinante bellezza.
Con l'intervento degli esponenti politici e del governo regionale, la discussione ha assunto un carattere più concreto ed operativo, sottolineando la necessità e volontà di ripristinare una effettiva saldatura fra la politica e le istanze provenienti dal territorio, dal mondo della cultura e della ricerca, in modo da trasformarle in veri e propri progetti strategici e contenuti imprescindibili, dai quali partire per provare a risolvere mali antichi e nuovi della Calabria. A tutti è apparso chiaro, infine, come questo sia l'unico modo per restituire credibilità e fiducia nella politica, ormai ridotta ad un mero esercizio di un potere fine a se stesso e asservito a logiche clientelari e ad interessi particolari.