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Abbiamo bisogno non di "maggiore sapienza", ma di un modo nuovo di intendere la vita

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Non abbiamo bisogno di "maggiore sapienza", ma di un modo nuovo di intendere la vita, partendo da Dio e da quanto egli di nuovo e di inedito ci comunica (prima lettura). Attraverso le parole di Gesù nel Vangelo di oggi ci viene trasmessa una visione della realtà completamente innovativa, si potrebbe dire "rivoluzionaria". È la rivoluzione di Gesù, che nel suo cammino verso la meta finale di Gerusalemme, prende sempre più le caratteristiche della rivoluzione della croce. Seguire Gesù significa scegliere, ma dopo un'opportuna ponderazione. Le due brevi parabole sul calcolo delle proprie forze (economiche e militari) mettono in risalto la nostra difficoltà umana nel collaborare con Dio in questo nostro mondo, ma nondimeno ribadiscono che viene dato un nuovo spirito, che è lo Spirito del Padre e lo Spirito di Gesù, a chi spalanca a Dio il suo cuore, anteponendolo agli affetti umani più cari e all'istinto primordiale della salvaguardia della propria vita. Anche noi, come discepoli di Gesù, siamo posti davanti alla sua strada e al suo "esodo", pur restando in cammino in questo mondo e compiendo l'esodo da questo mondo. Su questa strada Gesù ci chiama a "portare la (nostra) propria croce" e a seguirlo. Propria: di chi ha da tradurre nella viva carne della sua persona e della sua storia lo stile e l'esito della sequela. In poche parole, stile ed esodo sono solitudine, travaglio e risurrezione. Solitudine come vita alternativa e di solito non compresa, ma per lo più irrisa e considerata idealismo inconsistente. Travaglio come lotta contro se stessi e contro le proprie abitudini e contro le proprie reazioni più istintive e più naturali. Risurrezione come orizzonte nuovo in cui vivere non la propria vittoria sugli altri, ma la gioia di un nuovo modo di essere e perciò un innovativo modo di pensare e di agire. Un nuovo modo di rapportarsi anche con gli altri.

PREGHIERA
Dall'altezza di un aereo il mondo appare troppo lontano
e la terra ben poca cosa
di fronte alla sovrabbondanza dell'acqua,
che sembrerebbe tutto da un istante all'altro
poter inghiottire e cancellarne ogni traccia.
Tanto distanti sono gli uomini
da essere meno che puntini, del tutto invisibili,
e tuttavia sono molto più che ricordi
vagheggianti nel volo dell'anima:
sono non "esseri" astratti, ma volti e storie
con cui si è intrecciata e ha senso la nostra esistenza,
sono la "nostra storia" e senza di essa
sarebbe come se improvvisamente quest'aereo
perdesse le ali.
Signore, che chiedi di calcolare le nostre forze
per resistere all'urto della Tua croce,
Tu sai bene che esse sono scarse
e tuttavia la Tua Parola ci prende ancora con sé
e ci porta tanto in alto, da provare le vertigini. (GM/08/09/13)

Sapienza 9,13-19 - Quale, uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall'alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza».

Vangelo di Luca (14,25-33) - In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

07/09/2013

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Fonte: http://www.abystron.org/expo/rubriche/la-locandina/la-locandina-2013/23-anno-c-2013.aspx
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