di Pio G. Sangiovanni
La conclusione delle consultazioni del Presidente del Consiglio incaricato Bersani, la diretta streaming dell'incontro con i capigruppo Cinquestelle, con il PDL e Scelta civica impongono una seria riflessione su come vanno le cose politiche in Italia e sugli scenari dell'immediato futuro. Innanzitutto una prima considerazione da farsi riguarda l'atteggiamento di Grillo e dei suoi seguaci i quali, in barba al tanto sbandierato rinnovamento dei volti e dei modi dei rituali della politica, hanno dimostrato nei fatti di avere immediatamente appreso l'arte autenticamente politichese con gli annessi tatticismi e le sottili furberie. Calcoli e machiavellismi che non hanno niente da invidiare alla tanto detestata vecchia politica, con l'aggiunta, e questa non è una novità davvero edificante, degli insulti, delle sconcezze e cattiverie gratuite. Si giunge addirittura al paradosso che lo stesso comico genovese "prestato alla politica", nel rivendicare il ruolo del Parlamento a poter funzionare regolarmente, legiferando sulle questioni che sono sul tappeto, abbia proposto addirittura di prorogare il tanto detestato (e non sempre a torto) Governo Monti. Contemporaneamente però, quando si è trattato di confrontarsi con la richiesta di sostegno ad un esecutivo a guida Bersani, hanno risposto con uno sprezzante rifiuto in nome dell'assunto che l'unico Governo che avrebbero accettato era quello targato Cinquestelle.
Adesso assistiamo alla perfetta e funzionale convergenza fra la posizione di questi ultimi e quella di Berlusconi il quale, sentendo ormai giungere al pettine i nodi dei processi in cui è il principale imputato (senza trascurare i suoi corposi interessi imprenditoriali chiaramente legati anche alla gestione del potere politico), ha vincolato il suo sostegno a qualsiasi governo a precise garanzie di elezione sua o di qualche suo "amico" fidato al Quirinale, come salvacondotto che lo garantisca, "finché morte non ci separi", da possibili sorprese. Questioni concrete e stringenti per il Cavaliere, nemmeno troppo abilmente nascoste sotto la patina del senso di responsabilità istituzionale, il bene del paese, il rilancio dell'economia e simili. Tutte cose che, dette da lui, si svuotano completamente della loro drammaticità e attualità e assumono il significato di vere e proprie "amenità".
Che dire, infine, della pattuglia di Scelta civica e affini? Il loro livello di affidabilità è stato chiaramente intravisto nel corso delle convulse fasi di individuazione del capogruppo e degli altri ruoli in seno al Parlamento.
Che succederà adesso che Napolitano ha deciso di riprendere in mano la gestione della crisi, in mezzo all'intricato pantano dei diktat e dei veti incrociati in cui è giunta ? Siamo sicuri che, giunto ormai a due settimane dalla scadenza del suo mandato, il Presidente della Repubblica saprà esercitare il suo ruolo di saggio garante della Costituzione con quell'equilibrio e determinazione che lo hanno fatto diventare il politico più amato dagli italiani. È soltanto lui, del resto, che è stato in grado di restituire per intero dignità e pienezza di significato a espressioni profonde come "senso dello Stato" e "buona politica" richiamate in modo appropriato dalla Presidente della Camera Laura Boldrini subito dopo la sua elezione