LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato». La doppia espressione, contenuta nella liturgia odierna, proviene dal Salmo 34 (33). Afferma contemporaneamente l'importanza di cercare Dio e il fatto che Dio si mostri direttamente a colui che lo cerca. È scritto proprio in questi termini, ma la prima domanda che affiora in ogni lettore, suona subito: «È veramente così?». Ognuno può rispondere in maniera diversa, partendo dalla propria esperienza personale, tuttavia c'è qualcosa che può collegare tutte le esperienze. La ricerca stessa, o meglio, il desiderio di restare sulle tracce di Dio significa già aver trovato Dio. Si può confermare con qualche esempio? Sì, con la storia contenuta nel Vangelo di oggi, quella del cosiddetto "figlio perduto" (così in tedesco, mentre in italiano si parla di "figlio prodigo"). In realtà questi trova Dio (simboleggiato nella parabola dal padre naturale) non alla fine, ma nello stesso momento in cui si mette sulle sue tracce.
PREGHIERA
Non sono solo a cercarti, Padre mio,
ti cerca ogni essere umano,
dal primo che su questa terra
allargò le sue braccia verso l'invisibile
all'ultimo che con gli occhi dal letto della sua malattia
continua a trafiggere me e la domanda su Dio...
Ti cerchiamo davvero dalle sponde d'un viaggio
talvolta senza sponde, allorché si perde non solo la meta finale,
ma la stessa direzione e persino il gusto dell'andare
ed ogni direzione è ugualmente possibile e assurda.
Cerchiamo di afferrare una qualche risposta,
nella pausa che dà respiro alle nostre incalzanti domande.
Signore, perché non rispondi?
Poi una risposta mi sovviene
ed è ancora quella di un poeta del Sud,
ed essa è canto ed è preghiera,
è come il mite scomparire di Papa Benedetto
dietro la finestra sul lago d'Albano:
«In povertà di carne, come sono,
eccomi Padre; polvere di strada
che il vento leva appena in suo perdono» (Quasimodo)*
(GM/10/03/13)
*Dalla raccolta Acque e terre, in Poesie e discorsi sulla poesia, Mondadori, Milano 1971, p.30.
Dal Salmo 33 (34) - Gustate e vedete com'è buono il Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato. Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.
Vangelo di Luca (15,1-3.11-32) - In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò... il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"».